Tribuna

La tentazione del tovagliolo

Siamo in piena estate, fa caldo, mangiando e bevendo accumuliamo calore ed eccoci ricoperti di perline trasparenti a volte anche gocciolanti, che fare? Non è elegante trasformarsi in fontane proprio nel mezzo di un ottimo pasto, di una cena elegante, di una conversazione interessante con i vicini di sedia. Eppure capita anche alle signore.

Abbiamo a portata di mano un tovagliolo, salvietta di stoffa o di carta, a seconda di dove ci troviamo, e la tentazione è grande.

Fin nell’antichità pezze di lino o di cotone erano usate, espletato il lavacro purificatore, sia dai celebranti prima di qualunque rito sia dai commensali all’inizio dei banchetti. E, siccome si adoperavano le dita per mangiare, non essendo ancora state inventate le posate individuali, i servitori all’occorrenza e tra una portata e l’altra erano sempre pronti con bacinelle d’acqua e pannicelli lindi per ogni ospite.

C’erano diversi tipi di panni, tovagliette, tovaglioli, fazzoletti, a seconda dello scopo: asciugarsi le mani, strofinare l’orlo della coppa prima di passarla al vicino, pulire la bocca dai sughi prima di bere, e anche per tergere il sudore della fronte o soffiare il naso (benché molti, ancora nel 1700 usassero le maniche per queste ultime operazioni).

Perché, dunque, oggi qualcuno scambia il tovagliolo come uno strofinaccio multiuso?
A parte coloro che, appena seduti, lo adoperano per lucidare le posate e l’orlo del bicchiere palesando la scarsa fiducia nell’igiene del locale, o coloro che per contro si dimenticano di passarlo sulle labbra prima di bere e subito dopo, e pure nel corso del pasto qualora la pietanza sia particolarmente sugosa, tenendosi appiccicate briciole di pane o sbaffature di crema agli spigoli mentre amabilmente conversano, c’è un bel po’ di persone che si strofina per bene le dita lasciando vistose macchie e su quelle stesse si pulisce poi la bocca, spesso altrettanto strofinata avanti e indietro più volte.
 
E ci sono quelli e quelle che lo trasformano in un ventaglio, sventolandoselo davanti alla faccia o al décolté, esibendo a tutti le untuosità impresse.
Purtroppo, ci sono altri che, in mancanza d’altro, scambiano il tovagliolo per una salvietta detergente e se la passano sul viso, sul collo, alla radice dei capelli, specie nelle giornate afose.

Ma il peggiore spettacolo che mi è capitato di vedere è stato offerto da un signore danaroso, che dopo aver svolto col tovagliolo tutte, ma veramente tutte, le funzioni che ho descritto, prima di alzarsi da tavola si è concessa una sonora soffiata al naso! Il cameriere per fortuna lo ha notato e sparecchiando ha sollevato la salvietta per un lembo.

È bene ricordare che il tovagliolo, così spesso strapazzato, mortificato, surclassato, persino ignorato, ha una unica funzione, secondo il Galateo: forbire delicatamente gli angoli delle labbra prima di accostarvi il bicchiere.
Per ogni altro fine ci sono altri rimedi.

donna Maura
m.sacher@egnews.it


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