Tribuna

La socialità ai tempi del coronavirus

L’isolamento delle persone e delle famiglie che ci viene chiesto, in virtù del nostro senso civico, per contenere l’alta contagiosità del maledetto virus ormai pandemico, costringe ognuno di noi a rimanere recluso nella propria casa.

La legge ci impone una restrizione personale di movimento, salvo urgenti esigenze, di lavoro, salute, di necessità, indifferibili, e sono vietati gli assembramenti. Ciò implica che non possiamo frequentare nessuno, né i soliti amici per il consueto aperitivo, né i parenti stretti per far incontrare i nonni con i nipotini.
Non saranno solo due settimane, temo servirà qualcosina di più per poter ricominciare ad aver la nostra libertà e la sicurezza della nostra salute.

Bandite le feste e le riunioni conviviali, certo ci annoiamo alquanto in questa solitudine sociale, ma forse un rimedio lo possiamo trovare. Sia che siamo single sia che abbiamo una famiglia.

Possiamo, ad esempio, crearci in casa un’atmosfera gioiosa, almeno nel fine settimana o quando eravamo abituati a frequentare le nostre compagnie. Prepariamo il nostro ambiente casalingo come fosse pronto al ricevimento, addobbando la tavola da pranzo o il salotto come dovessimo avere degli ospiti, a cena o per il consueto dopocena, o anche per il caffettino della mattina.
E cerchiamo di immaginare di avere davanti chi secondo le vecchie abitudini eravamo soliti incontrare.

Nessuno ci deriderà se parliamo ad alta voce fingendo di avere l’amico immaginario, specie se siamo single reclusi, dipende dalla forza della nostra fantasia.

Se, invece, siamo in coppia, fissiamo un giorno alla settimana per crearci un clima intimo, predisponendo una cenetta speciale a lume di candela con un menù particolare, ricercato tra quello che abbiamo nella dispensa o nel frigorifero. E non c’è occasione migliore per esplorare cosa abbiamo immagazzinato nel freezer, giusto per liberarlo.

Se abbiamo figli piccoli, spremiamo le meningi per dare a loro uno slancio ad aiutarci nelle faccende domestiche, anche motivandoli ad assisterci nella preparazione della tavola e dei pasti, e magari per torte, biscotti, gnocchi, insomma quello che le nostre nonne cercavano di far fare a noi, diventati troppo comodi con i surgelati pronti.

Ma soprattutto possiamo trovare il modo di condividere la nostra solitaria gioia mangereccia.
Chi ha dimestichezza con la tecnologia potrebbe invitare gli amici ad un appuntamento impostando delle video chiamate.

Ci prepariamo di tutto punto, con l’abbigliamento consono all’occasione, con la tavola imbandita per le feste, e in diretta stappiamo la bottiglia, riempiamo i bicchieri e brindiamo.

Il coronavirus resta fuori di casa e noi ce la godiamo, senza deprimerci.

Verranno tempi migliori, e, ricordandoci di questa socialità rubata, forse sapremo anche trovare o ritrovare il valore della vita e dell’amicizia.

Maura Sacher


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