
La rivincita del Pinot Meunier

Bistratto da molti come il figlio minore del Pinot Nero, il “mugnaio” della Champagne ha trovato i suoi adepti anche in Trentino: Maso Martis e Alvise Spagnolli.
Bistratto da molti che lo considerano il figlio minore di Sua Maestà il Pinot Nero, il “Meunier” si sta prendendo la sua bella e in alcuni casi clamorosa rivincita.
Lo testimoniano i consensi dei wine lover che, ignorando il pregiudizio di taluni intenditori, hanno avuto il piacere di assaggiare le etichette di alcune maison spumantistiche che hanno avuto il coraggio di puntare su questo vitigno tipico della Champagne (tra queste la maison Bruno Paillard a Reims) e di altre zone della Francia, visto che è la varietà a bacca nera più diffusa.
Quella foglia particolare imbiancata che ricorda la farina e i mugnai

L’origine del nome “Meunier” deriva dalla foglia di questo vitigno, una foglia particolare, molto lanuginosa e all’apparenza imbiancata che ricorda la farina (“meunier” in francese significa “mugnaio”).
Nella zona dello Champagne dove è citato per la prima volta già nel Cinquecento, il “Meunier” rientra come componente nelle cuvées tradizionali.
E’ coltivato anche in Germania, in particolare nelle zone fredde, in Austria, in Svizzera, in California e in Austrialia.
Resistente alle gelate invernali e a molte malattie, germoglia tardi e produce rese interessanti. Per questo motivo il “Meunier” è stato a lungo la varietà più diffusa nella Valle della Marna di fronte alle montagne di Reims.
Tuttavia, non è mai riuscito ad emergere dovendo confrontarsi con i due vitigni “superstar” della Champagne: lo Chardonnay e il Pinot Noir.
Dalla Valle della Marna al Trentino, la zona d’elezione del “Meunier”
Poco diffuso in Italia, il “Meunier” ha trovato la propria zona d’elezione in Trentino dove è coltivato su una superficie di 15 ettari (sui 10 mila complessivi).
Rientra nel disciplinare del Trentodoc (assieme allo Chardonnay, al Pinot Nero e al Pinot Bianco) e potrebbe essere una carta importante da giocare con i cambiamenti climatici in corso. Piace, il “Meunier”, soprattutto per la sapidità, la freschezza e la persistenza.
Il giudizio del giornalista e degustatore gardesano Angelo Peretti
Al “Meunier” ha tributato un elogio entusiastico l’amico giornalista gardesano Angelo Peretti, degustatore sopraffino.
Ecco le sue parole: “A me gli Champagne a base di Pinot Meunier piacciono un sacco.
Hanno, in particolare, un tono che adoro di nocciola fresca, appena raccolta nel bosco.
In più, una sapidità e una freschezza piuttosto nette, ed è quel che cerco in un vino con le bolle.
Vini sornioni, che sembrano semplici, magari perfetti solo per l’aperitivo, e invece in tavola sorprendono e stanno bene con tante portate, compresa la carne alla griglia, perfino una costata ai ferri, come ha sottolineato Le Figaro.
E io sono d’accordo e lo sono sempre stato.”
“Monsieur Martis”, il gioiello della famiglia Stelzer e dell’enologo Matteo Ferrari

Tra gli adepti trentini innamorati del Meunier un posto di primo piano spetta alla famiglia Stelzer di Maso Martis che ha iniziato a utilizzare questo vitigno con la vendemmia 1999, inserendolo come elemento distintivo della Riserva Madame Martis, la più prestigiosa cuvèe della maison spumantistica di Martignano.
Nel 2020, a trent’anni dalla fondazione, la famiglia Stelzer e l’enologo Matteo Ferrari hanno voluto festeggiare l’anniversario presentando “Monsieur Martis”, il Meunier in purezza nella versione rosé.
Il millesimo 2015 si presenta con un colore rosa tenue delicato, le bollicine fini e persistenti che danzano nel calice, mentre al naso si colgono le note tipiche della ciliegia, di lamponi e di mirtilli accompagnate da un piacevole sentore speziato e balsamico.
In bocca esplode tutta la complessità e la struttura del “Meunier”, una complessità elegante e bilanciata, mai sgraziata come spesso accade quando si assaggia questo tipologia di uvaggio.
Fresco, sapido minerale, “Monsieur Martis” si presta ad accompagnare molti piatti, in particolare di pesce.
Anche Alvise e Francesco Spagnolli (Cimone) strizzano l’occhio al “Meunier”
Al “Meunier” della Marna strizzano l’occhio anche Alvise e Francesco Spagnolli che a Cimone, ribattezzata da Veronelli “La piccola Epernay del Trentino”, hanno messo a dimora un ettaro di vigneto (barbatelle francesi) in quello straordinario anfiteatro ai piedi del Bondone, un tempo uno “sgreben” ed oggi un giardino bucolico con i muretti a secco.
La maison spumantistica Spagnolli crede fortemente a questo vitigno, rustico, ma di grande fascino, che per ora è utilizzato nella cuvée, ma che – diamo tempo al tempo – sicuramente potrà esprimere tutta la sua forza e complessità se vinificato in purezza.
In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)
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