Tribuna

La puntualità non è un optional, eppure …

Il concetto del “tempo” non è una categoria assoluta, ogni cultura gli dà un significato differente, ogni Paese ha le proprie consuetudini, tanto che parlare di “orari” spesso è nominare qualcosa di astratto e variabile, sia a seconda delle stagioni sia in relazione agli stili di vita, alle appartenenze etniche, ai gusti, ai caratteri personali.

Cosicché, soprattutto nei paesi, regioni, nazioni a clima caldo, tropicale, non viene quasi dato valore al “ritardo”.

In un libro che ho recentemente letto, mi ha colpito la maniacale pignoleria della popolazione elvetica, non per niente Svizzera è considerata la patria degli orologi, pignoleria che non riguarda solo l’ordine e la pulizia, ma regola tutte le azioni dei cittadini e a cui i numerosi stranieri presenti sul suo suolo devono adeguarsi, per omologarsi.
Però come si può convivere con la consuetudine di stabilire in anticipo l’orario di fine di un ricevimento, di una cena in casa? Consuetudine elvetica che già meraviglia, ma è sconcertante sia pure olandese e chissà di quali altri popoli nordici, è da indagare.

Potremmo mai abituarci noi, popoli latini, a scrivere su un invito che la festa di compleanno, la cena di pensionamento, il ricevimento di nozze inizia alle ore X e termina alle ore Y? Perderemmo di colpo tutte le amicizie, direbbero che siamo “maleducati”, al minimo.

Quello che il nostro Galateo ci insegna sulla questione degli orari è principalmente che si deve rispettare l’ora fissata per l’appuntamento, con qualsiasi clima, a qualunque latitudine e altitudine, possibilità o meno di parcheggio nei pressi, traffico o non traffico. Al massimo si avvisa del ritardo, il che è già scocciante per chi aspetta, magari a cena con le pietanze pronte ad essere gustate nell’orario concordato. E guai ad aver preparato un risotto o aver calcolato il tempo perfetto per il soufflè!

Il Galateo ci dice anche qualcosa in merito alla durata dell’incontro: un appuntamento per un caffè, un tè, un aperitivo, un pranzo di lavoro, un dopo cena, deve durare al massimo un’ora e mezza, in casa o fuori casa. Lo inculca nelle menti e nel buon senso, non c’è bisogno di precisarlo nell’invito.

Dice anche che, quando ospitati in casa per un pasto, entro un’ora dalla sua fine ci si deve accomiatare.

Certo, il lasso di tempo in cui ci troviamo con i nostri ospiti, più tardi ha inizio sulle previsioni, più tardi termina, con un ingarbugliamento delle attività posteriori.
Per questo, la maggior parte delle persone ritiene che la puntualità sia un principio da rispettare, nonostante la massima «Non è tardi se non guardi che ora è».

donna Maura


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