La IV Gamma è costosa e non sostenibile
La IV – Quarta Gamma è costituita dai prodotti alimentari quali ortofrutta e verdure fresche che dopo la raccolta sono trattati con apposite procedure tecnologiche di doppio lavaggio e decontaminazione.
Lo scopo è quello di garantire massima sicurezza igienica e mantenerli per essere consumati pronti.
Vengono quindi verificati tramite un metal detector per garantire la tracciabilita e stoccati in celle. Frutta, verdura e ortaggi freschi sono così confezionati per essere pronti al consumo.
La IV Gamma comprende non solo le insalate in busta e la frutta ma pure prodotti ortofrutticoli pronti per essere utilizzati per preparare piatti quali zuppe, vellutate e minestroni.
Ma i prodotti pronti richiedono moltissimo materiale di imballaggio con tutti i problemi che ne conseguono e costano tantissimo.
Le insalate in busta arrivano a prezzi superiori fino al 330 % in più rispetto al prodotto fresco. Spesso la sensazione dei consumatori è quella di risparmiare ma soprattutto risparmiano tempo.
Per ottenere queste buste ci sono prezzi alti da pagare. Interi territori quali la Piana del Sele sono coperti da migliaia di ettari di serre.
La IV Gamma è costosa e non sostenibile
Una distesa di plastica e alluminio che produce insalate da taglio tutto l’anno su terreni spremuti ed esausti.
Il prodotto raccolto viene portato nei magazzini e stivato nei frigoriferi dove viene stoccato con grande consumo di energia elettrica e massiccio impiego di plastiche per il confezionamento.
C’è anche un grande spreco di prodotto dato che queste tipologie di alimenti non si conservano più di tanto tempo.
Le catene della GDO prediligono questi prodotti perchè non sanno o non vogliono gestire il fresco.
Il paradosso è che i consumatori esigono prodotti sostenibili ma li vogliono già confezionati.
La nuova tendenza del packaging – confezionamento green si sta affermando ma purtroppo spesso c’è un doppio confezionamento e quello interno è di plastica.
A breve purtroppo si consumeranno sempre più piatti e pietanze pronte e si perderà il contatto con l’agricoltura e i suoi prodotti.
La IV Gamma è costosa e non sostenibile
Per non parlare della tossicità delle buste di plastica.
Le plastiche alimentari devono essere sempre marchiate e riconoscibili secondo i regolamenti europei.
La legge italiana in merito risale al 1962 ed è stata aggiornata.
Purtroppo alcune tipologie di plastiche impiegate per il confezionamento di alimenti possono rilasciare sostanze chimiche nocive per l’organismo soprattutto per fegato e reni.
Si devono scrupolosamente esaminare le buste in caso di acquisto. Ad ogni materiale impiegato è sempre assegnato un numero racchiuso in un triangolo che si trova sul fondo del contenitore.
Le plastiche più adatte alla conservazione degli alimenti sono identificate con i numeri 1, 2, 4 e 5 mentre i numeri 3, 6 e 7 contraddistinguono le plastiche da evitare.
Ci sono poi quelle sigle che identificano il tipo di materiale impiegato per confezionare gli alimenti.
Assolutamente da evitare le confezioni con sigla PVC, LDPE, PP, PS. Se possibile evitare prodotti confezionati nel PET mentre quelli contenuti nel PE sono più sicuri. Comunque è sempre meglio acquistare prodotti freschi.
Umberto Faedi
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri