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La comunicazione del vino

La comunicazione diffusa del vino cominciò nei primi anni del Novecento.

Il periodo di sviluppo economico della Bella Époque determinò un aumento di consumi, seppure non troppo diffuso.

Le aziende più attive nel pubblicizzare i loro prodotti furono quelle farmaceutiche, di saponi e cosmetici, di vini e liquori.

Subentra una nuova strategia e nasce il termine pubblicità detta anche reclame.. Dopo la prima guerra mondiale si ha di nuovo un periodo di prosperità e viene compresa l’importanza del marketing.

Nel 1922 apre a Milano la prima moderna agenzia pubblicitaria, la ACME – Dal Monte. Si cominciano ad usare i testimonial quali Gabriele D’Annunzio e artisti provenienti soprattutto dal movimento futurista mettono la loro creatività al servizio della pubblicità.

Depero, Dudovich, Boccasile creano bellissimi manifesti per San Pellegrino, Campari, Vermouth Martini.

Le cantine che potevano permetterselo acquistavano spazi nei quotidiani e nelle riviste più diffuse.

Gli speciali editi dalle amministrazioni in occasione di fiere ed eventi o ricorrenze contenevano pubblicità di vini e distillati.

Anni fa alla Enoteca Italiana di Siena ebbi modo di vedere centinaia di manifesti e cartoline pubblicitarie riguardanti i vini e gli eventi correlati.

Purtroppo la recente liquidazione dell’ente avrà disperso questo patrimonio storico unico.

Un altro modo di pubblicizzare i vini era quello di far stampare cartoline postali con i loghi della cantina.

La radio è stata per decenni una importantissima fonte di notizie, praticamente ce ne era una in ogni casa.

Nel 1924 nasce a Torino l’URI – Unione Radiofonica Italiana che nel 1927 diventerà EIAR – Ente Italiano Audizioni Radiofoniche e nel 1944 RAI a Roma liberata dai nazifascisti.

Nelle campagne era stata diffusa la cosiddette radio rurale, assai interessante dal punto di vista del design, che oltre alle notizie diffondeva messaggi pubblicitari.

I primi annunci pubblicitari erano di interesse locale e spesso facevano uso di un linguaggio dialettale.

Negli anni 30 cambia la strategia: vengono utilizzati slogan accompagnati da motivi orecchiabili che richiamano motivi del periodo.

La radio è stata un elemento centrale per lo sviluppo della pubblicità dei prodotti. Un altro metodo pubblicitario erano le grandi scritte fluorescenti poste su grandi pareti di palazzi nei centri delle città.

L’avvento della televisione negli anni 50 cambiò radicalmente il modo di fare pubblicità. Nel 1954 cominciano le trasmissioni in bianco e nero e si sintonizzarono 80.000 apparecchi.

Anche se per alcuni anni la diffusione dei televisori fu abbastanza limitata a causa dell’alto costo degli “apparecchi” le pubblicità dei prodotti irruppero nelle case degli italiani.

Le famiglie si riunivano a casa di chi aveva “l’apparecchio” che di solito era collocato su un carrello nel quale trovava posto il famigerato e pesantissimo stabilizzatore. Oppure le persone si davano appuntamento nei bar, circoli, addirittura nelle latterie che allora erano importanti luoghi di aggregazione.

Nel 1957 la RAI trasmise iI primo carosello dopo il quale i bambini dovevano andare a dormire. Il programma riscosse un enorme successo e durò fino al 1977. Ricordo sketche con grandi attori ed attrici che tessevano le lodi di prodotti di ogni genere e alcune pubblicità di vini.

Le prime erano quasi tutte di vini toscani e piemontesi.

L’ avvento delle tivù commerciali ha ampliato enormemente e cambiato il modo di fare pubblicità ai prodotti con gli spot a volte incessanti.

Oggigiorno i messaggi pubblicitari arrivano negli smartphones, nei tablet, nei pc praticamente senza sosta.

Anche la pubblicità cartacea nelle buchette della posta è un’altra forma di propagandare i prodotti e le offerte di vini occupano sempre molte pagine.

Umberto Faedi 


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Redazione

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