Un occhio sul mondo

La Commissione UE propone di autorizzare la vendita di olio d’oliva sfuso

La Commissione UE propone di autorizzare la vendita di olio d'oliva sfuso

La Commissione UE propone di autorizzare la vendita di olio d’oliva sfuso

Tempo afoso d’estate e i colpi di sole  colpiscono indiscriminatamente. 

La Commissione UE risente del clima. 

Gli oli di cui all’articolo 1, paragrafo 1, sono presentati al consumatore finale preimballati in imballaggi della capacità massima di cinque litri.

Non si capisce se l’intento della proposta che ha formulato sia in buona fede oppure per favorire alcune nazioni. 

La nuova elucubrazione estiva propone di autorizzare la vendita di olio di oliva sfuso riconfezionato. 

Il Regolamento  Numero 29/2012 stabilisce le norme specifiche per la commercializzazione e il commercio al dettaglio degli oli EVO, di oliva e di sansa di oliva. 

In base al regolamento vigente solo l’olio d’oliva imbottigliato o confezionato può essere venduto in Europa in quantità fino a 5 litri per singola confezione. 

Tutte le confezioni devono essere munite di un sistema di apertura che non può più essere nuovamente sigillata dopo la prima apertura. 

Permettere la vendita di olio sfuso farebbe risparmiare imballaggi rendendo più sostenibili gli acquisti dei consumatori in ambito europeo? 

Sicuramente no. 

Fortemente contrari al proponimento della Commissione UE i produttori di olio EVO italiani. 

Secondo loro la modifica del regolamento non porterebbe nessun beneficio alla causa della sostenibilità ambientale. 

Non verrebbe infatti ridotto il volume degli imballaggi dato che i tutti i prodotti dovrebbero essere nuovamente confezionati per essere venduti nei negozi. 

Le vigenti norme igieniche sarebbero distorte e sarebbe alterata la concorrenza interna del mercato unico europeo. 

Diminuiranno i controlli rispetto alle confezioni predisposte dalle aziende e la commercializzazione di olio in bottiglie riutilizzate offrirebbe minori garanzie sanitarie. 

L’Italia è in prima fila assieme a Grecia e Spagna nel contrastare l’ennesima balzana iniziativa della Commissione UE. 

I maggiori paesi produttori mondiali sono duramente contrari non solo per l’ambito sanitario.

 La qualità e la provenienza degli oli già oggi a volte poco trasparenti non saranno ulteriormente garantite. 

Le frodi aumenterebbero visto che sarebbe impossibile monitorare la qualità dell’olio e la corrispondenza tra le indicazioni in etichetta e il contenuto delle bottiglie. 

Favorevole alla proposta la Francia sempre pronta a contrastare e danneggiare i prodotti alimentari italiani. 

La UE è il principale produttore mondiale di olio d’oliva ed è al primo posto per consumi ed esportazioni. 

I 4 milioni di ettari di olivi concentrati principalmente nelle nazioni mediterranee forniscono quasi il 70 % della produzione mondiale. 

L’Italia è al secondo posto come paese produttore dopo la Spagna e precede la Grecia. 

L’olio d’oliva italiano è di gran lunga il migliore del mondo. 

Italia e Spagna sono i maggiori consumatori di olio di oliva e la Grecia detiene il maggior consumo annuale pro capite. 

Brasile, Canada, Cile, Giappone, Messico e Usa sono le nazioni che importano più olio di oliva dalla UE.

Umberto Faedi 


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Redazione

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