L’eccellenza italiana si presenterà all’Unesco con la candidatura della coltura “dell’alberello di Pantelleria”, ovvero con una delle antichissime tecniche di coltivazione della vite da cui nascono i famosi passiti di Pantelleria, Nero d’avola, Moscato di Pantelleria IGP e DOC.
Come noto, la tecnica di coltivazione ad alberello di Pantelleria si caratterizza per la lavorazione della vite mediante l’effettuazione, attorno alla pianta, di piccole buche circolari di profondità oscillante tra i 50 e i 60 cm, attraverso le quali si permette alla pianta di potersi difendere dal vento e creare tra le radici un microclima artificiale che consente alla vite di poter sopravvivere ai periodi di siccità che caratterizzano il territorio isolano.
Così facendo, il prodotto ricavato da tale tecnica rende il vino caratterizzato da aromi intensi e, in generale, dalle caratteristiche organolettiche uniche nel suo genere.
La candidatura “dell’alberello di Pantelleria”, rende noto il Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania, “rappresenta un riconoscimento importante per l’Italia, poiché grazie a questa tecnica di coltivazione e al costante e duro lavoro svolto dai contadini nei campi, si riesce costantemente a rinnovare il profondo legame tra l’uomo e la natura, in una terra che nei secoli è divenuta fonte di vita e di sostentamento”.
Pertanto, se la candidatura fosse accolta, si determinerebbe per la prima volta nella storia il riconoscimento di una pratica agricola come patrimonio immateriale dell’umanità, fornendo allo scenario internazionale una ulteriore perla dell’eccellenza agroalimentare italiana.
Francesco Vaglio
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