Curiosità

La Coldiretti Toscana dice basta alle frodi del vino aumentate del 75%

Il vecchio vizietto della contraffazione di generi alimentari non sembra accusare la minima flessione, incurante di tutti gli sforzi che vengono fatti per contrastarla. Se questo è un malaffare diffuso a macchia d’olio sull’intera enogastronomia nazionale, lo è ancor di più per il comparto vitivinicolo. Questo è il grido d’allarme lanciato da Coldiretti Toscana che denuncia un incremento delle frodi pari al 75%.

Le vergognose pratiche vanno a colpire in maniera più decisa quelle economie che sul vino hanno investito in termini di uomini, mezzi, capitali e risorse ambientali e per cui sono quindi una vera e propria minaccia economica. La toscana è certamente una di queste realtà, con i sui 59mila ettari che sviluppano una produzione stimata intorno ai 3 milioni e cinquecentomila quintali di uve e significano 2 milioni e 800 mila ettolitri di vino. Un patrimonio che per il 70% circa prende il volo dall’Italia per allietare i palati dei wine lovers distribuiti in ogni angolo del globo.

Per una realtà di questo genere frode e falsificazioni si configurano come un vero e proprio flagello e vengono perpetrate senza ritegno  e in ogni modo possibile,. Tutti i sistemi danno i loro risultati fraudolenti quando associati a brand di qualità come appunto quelli toscani, capaci di evocare la qualità e smuovere le intenzioni di acquisto di ogni appassionato di vini.

Il grido d’allarme di Coldiretti Toscana invoca la necessità di inasprire le norme vigenti in tema di frode e adulterazione, accompagnandole da una campagna di tolleranza zero. La doppia leva dovrebbe scoraggiare i tanti, troppi che ad oggi intraprendono ancora i loro loschi affari intorno al vino italiano, evidentemente consci di non rischiare più di tanto.

In ordine cronologico l’ultimo episodio di malaffare  è stato denominato “Operazione Ghost Wine” dai Nas dei Carabinieri e dall’Unità investigativa dell’Ispettorato Centrale repressione frodi, che hanno neutralizzato un movimento in essere tra Puglia, Campania, Lazio e Abruzzo, finalizzato alla produzione e alla distribuzione di vino contraffatto e spacciato per Doc e Igt.

Sulla vicenda  così si è espresso Fabrizio Filippi Presidente di Coldiretti Toscana: “Serve tolleranza zero sulle frodi che mettono a rischio un settore cresciuto puntando sulla qualità. Fanno registrare un balzo del 75% le notizie di reato nel settore vitivinicolo nel 2018, che si estendono dallo zuccheraggio alla falsificazione di etichette, dall’annacquamento all’aggiunta irregolare di aromi.

Ma c’è anche il commercio su internet di vini in polvere – Wine Kit – usurpando il nome di prestigiosi marchi italiani, secondo l’analisi della Coldiretti basata sui quasi 18 mila controlli fatti dall’Ispettorato Centrale Repressione Frodi sul settore vitivinicolo. Le frodi e la vinopirateria sono la principale minaccia al successo del settore del vino dove sono state smascherate dall’Ispettorato ben 194 notizie di reato nel 2018, con il sequestro di 15 milioni di chili di prodotto per un valore di 16,3 milioni di euro”.

A questo bisogna aggiungere, come accade con il “parmesan”, che anche altri brand nazionali di particolare valore in campo enogastonomico sono oggetto costante di tentativi di contraffazioni grossolane. Non è quindi difficile imbattersi in Chianti Made USA oppure in Bardolino Argentini, o anche Barbera bianco proveniente dalla Romania.

Continua il Presidente di Coldiretti: “Gli ottimi risultati dell’attività delle Forze dell’Ordine confermano l’efficacia del sistema di controlli in Italia che vanno però sostenuti con la riforma dei reati in materia agroalimentare per aggiornare le norme attuali, risalenti anche agli inizi del 1900. Un obiettivo sostenuto dalla decisione del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede di chiedere la collaborazione di Giancarlo Caselli e dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti, proprio per procedere alla revisione delle leggi in materia”.

Uno sforzo legislativo è auspicabile nel breve periodo, per salvaguardare allo stesso tempo un patrimonio della cultura, un pilastro dell’economia nazionale e ultimo ma egualmente importante se non di più, la dignità di tutti quelli che spendono la loro attività in un valore del Made in Italy che ci contraddistingue in tutto il mondo.

Bruno Fulco


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