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La clientela giovane nei ristoranti: la cultura del cibo da che parte sta?

Stante il diffondersi di ristorantini etnici in ogni quartiere di grandi città e pure nei paesini, può sembrare che una fascia di clientela giovane non abbia mai assorbito in famiglia la cultura del cibo, quello ad esempio con i prodotti “di stagione” e non da coltivazione forzata nelle serre ovvero, quello “che fa bene alla salute” perché cucinato secondo le ricette della nonna, senza troppe elaborazioni, quello che – al massimo – si può gustare in una trattoria dalla gastronomia casalinga o in un ristorante “classico”.

Quanto gli under35, tanto per mettere un limite d’età, siano una clientela ambita nel mondo della ristorazione “classica” è tutto da dimostrare, considerato che ben raramente questi giovani odierni possono permettersi una cena dai 60 e più euro a testa.

I giovani oggi sono aperti a innumerevoli scelte tra i locali per trascorrere una piacevole serata sia in gruppo di amici sia in coppia e, avendo dimestichezza con i mezzi di comunicazione, scelgono con un dito dove andare a cenare secondo i propri gusti anche raffrontando prezzo/qualità. E non si può negare la loro propensione a sperimentare pietanze in locali etnici non solo per l’apertura mentale al globalismo ma specialmente per i denari contenuti nel loro portafoglio.

A meno che non sia un’occasione “speciale/specialissima” per una coppia e, comunque, “una tantum”, da far osare la prenotazione di un tavolo in un locale di alta reputazione nella consapevolezza di doversi adeguare, dal comportamento a tavola all’accettazione del conto che arriva. Sicuramente verranno trattati con il consueto stile che contraddistingue i locali di tale livello. Tuttavia, non è un’eresia affermare che in molti ristoranti “classici”, la clientela giovane sia guardata con un certo preoccupante occhio quando si affacciano alla porta del locale, salvo ad apprezzata dopo il saldo del dovuto.

Nel contempo, i giovani sono dei buoni promotori di un locale, di uno chef, di un vino o di un piatto, stante la diffusa abitudine di postare in istantanea la pietanza ordinata. L’effetto delle condivisioni tra gli amici va tenuto in considerazione, al di là delle operazioni di piattaforme web che si avvalgono di sondaggi, non sempre sinceri.

Ma da che parte sta la “cultura del cibo”, dalla parte del commensale o dello chef?
I giovani dovrebbero essere considerati i clienti del futuro, e tutti i ristoratori devono tenere conto che questi sono curiosi, molto ricettivi ed apprezzano la descrizione del piatto e pure la cultura che sta alle spalle dello chef.
È questa, alla fin fine, che verrà assorbita e assimilata.

La concorrenza tra la ristorazione classica e quella etnica potrebbe assumere sfumature di interpretazioni “nazionaliste” lungi da noi, giacché in fondo la clientela giovane, e anche altra, è libera di mangiare dove crede, purché sia consapevole di ciò che viene messo nel piatto, anche se non appartiene alla tradizione della cucina italiana.

Maura Sacher


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