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Influencer all’attacco

Influencer all’attacco. Dopo aver invaso il mondo della moda sono sbarcati, ormai da qualche tempo, in quello della ristorazione. Un amico ristoratore si è trovato in questi giorni, tra i messaggi di Instagram, questo post:
“Ciao!! (due punti esclamativi segno che ha studiato poco) Domenica e lunedì sarò a Firenze con due amiche modelle e influencer (seguono nomi). Siete interessati ad una collaborazione? Il vostro ristorante sembra molto carino, ci piacerebbe provarlo e parlarne sui nostri profili.”
Seguono i nomi delle bimbe belle, anzi bellissime. Una sbirciatina ai loro profili le mostrano ben vestite e in posa perenne, con follower a go go acquistati sicuramente con uno dei tanti mezzi utilizzabili (infatti hanno pochi post, molti follower e seguono meno di 80 persone.

Dopo il caso uscito sulle pagine del messaggero che riportava il caso dell’Hotel White Moose Cafe a Dublino, sta venendo alla ribalta il bel mondo degli influencer. In quel caso la youtuber 22enne inglese Elle Darby, ha fatto la sua proposta a Paul Stenson, il proprietario dell’hotel in questione dicendo: «Fatemi alloggiare gratis, vi darò visibilità»
Duro lavoro quello dell’influencer, molto più duro di quello dei tanti giornalisti che hanno ancora la brutta abitudine di scrivere articoli e mettere le foto solo a corredo.
La cosa più interessante è che ho messo sul mio profilo facebook quanto arrivato al mio amico ristoratore e si è scatenato il finimondo con tanto di “personaggi” che non si definisco neanche influencer ma che dicono di ricever inviti da ristoratori e albergatori per assaggiare la loro cucina e alloggiare nei loro hotel in cambio di “un articolo” e qualche foto.

Chi, come noi giornalisti dell’agroalimentare,. ha alle spalle esperienza da vendere non solo in fatto di cibo ma anche di scrittura e soprattutto ha un codice deontologico da rispettare (che dovrebbe impedire di scrivere fandonie) ha il diritto di sentirsi preso un po’ in giro.
Se il “guru” della pizza, il superesperto (capita sempre a Firenze) poi per vivere fa l’ecografista a me risulta difficile vederlo perso dentro cotture, farine con più o meno glutine, pomodoro con la giusta acidità e mozzarella campana Dop.

Allo stesso modo trovo difficile credere a chi mi dice che in quel ristorante si mangia bene o il servizio dell’hotel è perfetto specialmente se ha soggiornato e mangiato gratis e non ha un codice deontologico da rispettare. Come pure non mi fido di chi, esperto della domenica, mi racconta che un determinato locale è da evitare: mi sorge il dubbio che abbiano rifiutato la sua offerta di un pranzo gratis o che non sappia come si cucina una certa pietanza.
Voi fate come volete. Più passa il tempo più credo che fare recensioni non sia per tutti.

Roberta Capanni


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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