Curiosità

In Porto a Trieste arriva l’agricoltura sostenibile

Un progetto di agricoltura sostenibile

Un progetto di agricoltura sostenibile denominato “orto franco” è l’iniziativa presentata dall’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico orientale, all’interno di uno studio di fattibilità delle aree pertinenti al Porto di Trieste per il recupero dell’area delle Noghere nel Comune di Muggia.

Nello specifico, si tratta del proponimento di agricoltura verticale, totalmente idroponica, e costituirà la base di una nuova filiera produttiva, rientrante negli obiettivi della ristrutturazione e valorizzazione della zona.

Dopo l’acquisto delle aree per quasi 30 milioni, il primo step con un investimento di 16,9 milioni consiste nella bonifica dei terreni e nella realizzazione di un piazzale e opere accessorie, su una superficie di 31,3 ettari.

L’area in questione, particolarmente inquinata perché ex discarica, è quella facente parte del piano d’intervento nella Valle delle Noghere complessivamente finanziato con 60 milioni di euro dal Fondo complementare al Pnrr.

Tre saranno le destinazioni d’uso principali: il parco dell’innovazione con l’area di zona franca; il parco dell’energia con la produzione di energia pulita on-site attraverso la riconversione delle vecchie cisterne esistenti a batterie di energia pulita; infine la zona degli orti urbani con aree produttive e orti utilizzabili da associazioni e privati.

L’orto del Porto Franco

Il progetto “verde” tiene conto dello stato attuale dei terreni, caratterizzati da degrado e inquinamento, ed è stato studiato considerando che le colture idroponiche non utilizzano il terreno e pertanto risultano particolarmente adatte nel recupero di aree inquinate.

Nelle colture idroponiche il consumo di suolo viene radicalmente ridotto e altresì esse consentono l’introduzione tecnologie innovative e sostenibili, con notevole riduzione dell’uso di pesticidi e fitofarmaci.

Questo genere di agricoltura, infatti, utilizza colture in una soluzione di acqua e minerali, diminuendo al 90% i consumi idrici rispetto all’agricoltura tradizionale, il che può consentire allo stesso tempo una maggiore e più costante produttività, in ambiente controllato.

 

Inoltre, l’agricoltura verticale sarebbe catalogata come proprio come “attività produttiva”, per cui non sarebbe necessario un cambio di destinazione d’uso dell’area, come ha affermato il presidente dell’Authority di Trieste, Zeno D’Agostino, nell’illustrare il progetto.

Gli orti saranno messi a disposizione di associazioni e privati che li potranno utilizzare.

Lo sviluppo del Porto di Trieste prosegue nel segno della sostenibilità e, come sostiene D’Agostino, “declinando la più innovativa delle attività economiche: l’agricoltura” e sfruttando i vantaggi del regime di punto franco.

È da aggiungere che nel più vasto progetto di sviluppo e valorizzazione urbanistica dell’area delle Noghere sono incluse anche piste ciclabili e pedonali.

Maura Sacher

 


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