Stile e Società

Il Vin Santo si sfida a Brognoligo

A Brognoligo, piccola frazione del comune di Monteforte d’Alpone (Vr), tra le dolci colline vulcaniche del Soave ogni anno la tradizione del Vin Santo si rinnova, con una gara informale tra i produttori locali, in occasione della Festa delle Ciliegie, al solo scopo di mantenere viva una storia che si perde nel tempo. Qui la regina delle uve è la Garganega che da vita a splendidi Soave, sempre freschi e minerali e a questo vino dalla antica tradizione.
Vin Santo di fatto ma non di nome: la denominazione qui, non è mai stata certificata perché nessuno ne ha mai reclamato la Doc, ma da sempre, prodotto e tramandato di generazione in generazione. Fin dal secolo scorso le famiglie contadine usavano questo nettare in diversi modi: da quello classico di vino da messa, a quello medicamentoso, come ricostituente in caso di malattia o debilitazione, come ad esempio per ritemprare le puerpere, oppure quello più classico di vino prezioso, che veniva tenuto da parte per le occasioni speciali.
Un vino che qui a Brognoligo ancora oggi viene prodotto in casa, per un consumo destinato alla famiglia o a pochi eletti; i grappoli migliori delle vigne più vecchie vengono messi da parte e lasciati ad appassire fino alla Settimana Santa, quando si procederà con la vinificazione. Un’usanza legata al calendario liturgico della nostra tradizione religiosa.
Per produrre Vin Santo, non servono cure o attenzioni particolari, serve solo tempo: dall’appassimento dei grappoli, ben 5 – 7 mesi appesi nella “vinsantaia” (una soffitta senza nessun condizionamento climatico), alla pigiatura fatta con i raspi, su vecchi torchi e la fermentazione in caratelli di legno usato, abbandonati in vinsantaia in balia delle condizioni atmosferiche e degli anni che scorrono lenti. Il vino, dato l’elevatissimo grado zuccherino, fermenta a stento; nessun rabbocco al caratello con il passare degli anni perché questo vino, deve respirare ossigeno, deve ossidare.
I lieviti, esausti dalla fermentazione, depositano nelle piccole botti, creando uno strato gelatinoso, definito “la madre”, una specie di poltiglia che darà un carattere esclusivo ai vini vi andranno ad invecchiare.

Una gara giunta alla sua 41′ edizione tra una decina di Vin Santo diversi per annata e per stile, il cui scopo non è puntare i riflettori sui vincitori ma piuttosto su una tradizione tramandata di generazione in generazione che deve essere valorizzata e mantenuta, per evitare di andare perduta.

Sonia Biasin


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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