Tribuna

Il pasto in famiglia e la conversazione invisibile

C’erano una volta i tempi in cui si attendeva l’ora del pasto per vedere radunata tutta la famiglia ed era l’occasione per il quotidiano scambio di pareri, affrontare problematiche varie, i figli raccontavano i fatti di scuola, e tra una chiacchierata e l’altra i genitori impartivano raccomandazioni e insegnamenti.

Nei pasti in famiglia si imparavano le regole della prima educazione, utili per la vita.

Come è fattibile una conversazione familiare se alcuni membri si estraniano? Già sono rare oggi le occasioni in cui la famiglia intera, per quanto composta da tre persone (media italiana), si ritrova contemporaneamente riunita attorno al desco e se manca persino la conversazione, mancano anche le occasioni di insegnamento e apprendimento.

Ha ragione Papa Francesco, quando in una recente udienza generale (11 novembre 2015) proprio sul tema della convivialità accenna alla conversazione, dice “In famiglia, a tavola, si deve dialogare … altrimenti non si è in famiglia ma in un albergo”, e poi “La condivisione del pasto, e dunque, oltre che del cibo, anche degli affetti, dei racconti, degli eventi, è un’esperienza fondamentale”.
E da uomo con tutti e due i piedi in questo mondo, descrive la ormai, purtroppo, tipica scenetta che tutti viviamo nella nostra quotidianità: “a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone”, “i figli a tavola sono attaccati al computer, al telefonino”, e rincara: questa è poco famiglia, questa non è famiglia, è un pensionato.

I riferimenti hanno colpito tutti i media, che ne hanno esaltato gli accenni ‘mondani’, forse trascurando il più profondo concetto di “convivialità” da lui trattata.
Ebbene, per restare nel nostro ambito, si può sottolineare che Papa Francesco non solo conosce bene le miserie dell’umanità ma anche le regole del Galateo.

Più volte l’argomento è stato affrontato e cogliamo l’occasione per ribadire come inaccettabile che, su una tavola imbandita, ci siano commensali, di qualunque età, che maneggino cellulare, smartphone, tablet e simili, immergendosi nel mondo virtuale invece di partecipare attivamente alla vita reale. Altroché condividere argomenti comuni, costoro tacciono, si isolano, sono assenti. Così in un consesso qualificato, in ristorante con un gruppo di amici, così in cene in casa altrui. In comune hanno l’estraniamento.
Il massimo del peggio è quando si vaA TAVOLA CELLULARE a pasteggiare con l’amata. È passione questa?

È ora di finirla di mettere l’aggeggio sulla tavola accanto al piatto e di rispondere alle chiamate. È più importante l’amico lontano o quello presente? la mamma e il papà presenti o l’estraneo lontano?

donna Maur


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