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Il Parlamento europeo approva la prima parte di riforma della politica agricola comune (PAC)

 

Dopo svariate proposte di modifica succedutesi nel corso degli ultimi 5 anni il parlamento europeo ha recentemente approvato la prima bozza del testo che porterà, nel 2014, alla introduzione di significative novità dell’intero sistema della c.d. PAC ovvero della Politica Agricola Comune.

 

 

L’obiettivo principale della normativa comunitaria, come si evince dal preambolo del testo normativo, è quella di realizzare una migliore e più equa distribuzione dei finanziamenti agli stati europei creando allo stesso tempo delle diversificazioni di destinazioni di tali erogazioni tra le diverse categorie di agricoltori con particolare riferimento ai produttori di olio d’oliva, agli agricolture vitivinicole e alle produzioni ortofrutticole

In particolare la riforma prevede una percentuale standard minima di finanziamenti destinati allo sviluppo dell’agricoltura, e un’ ulteriore percentuale del 30% di aumento riservata alle c.d. imprese agricole bio, ovvero alle aziende che coltivano direttamente il proprio terreno utilizzando tecniche di coltivazione biologiche, creando allo stesso tempo zone ecologiche prive dell’utilizzo di macchine e di sostanze chimiche.

Significativi finanziamenti saranno poi devoluti ai piccoli coltivatori diretti, nella misura del 3% della dotazione nazionale dei finanziamenti, e un ulteriore 15% sarà stanziato a favore dei giovani agricoltori che si avviano per la prima volta alla coltivazione di terreni destinati alla produzione alimentare.

In ordine poi al comparto relativo alla sicurezza alimentare la normativa comunitaria prevederà l’obbligo per tutti gli stati membri di apporre in ciascun prodotto alimentare la sua provenienza di origine e, con particolare riferimento al settore ortofrutticolo, l’apposizione dell’etichettatura di “prodotto fresco” laddove questo rispetti particolari requisiti tecnici.

Nonostante le prime bozze di riforma approvate dal Parlamento europeo molte sono oggi le critiche rivolte a tale riforma, provenienti specialmente dalle associazioni di categoria presenti all’interno dei singoli stati membri.

Per quanto riguarda l’Italia, varie associazioni alimentari hanno contestato aspramente la riforma sopra illustrata definendola priva dei minimi requisiti di razionalità. Infatti, secondo costoro, le risorse stanziate dall’Unione Europea, specialmente in un momento di forte crisi quale quello attuale, andrebbero indirizzate verso quelle forme di agricoltura che esaltino e diano risposte in termini di competitività, occupazione e sicurezza alimentare tutelando in particolare coloro che sono i piccoli coltivatori diretti poiché sono questi il vero motore del settore agroalimentare. Viceversa, così disponendo, l’Unione Europea esalterebbe solamente le rendite e le dimensioni delle medie e grandi imprese agricole,  fornendo al piccolo coltivatore dei finanziamenti del tutto inadeguati. 

 

Francesco Vaglio



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Redazione

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