Stile e Società

Il pane sospeso – Hleb za posle

È dagli inizi di dicembre che su Facebook è stato aperto un profilo firmato “Eatalian Belgrado”, lanciato da chi se non un italiano, precisamente nato a Forlì, residente nella capitale serba, il quale, memore della tradizione partenopea del “caffè sospeso” ha inteso lanciare un concreto messaggio di solidarietà e fraternità tra i concittadini del mondo (per ora in lingua serbo-croata).

Nei giorni precedenti le Festività Natalizie, la bacheca si è arricchita di “amici” che avevano raccolto l’iniziativa e segnalavano i nomi delle decine di località in cui i negozianti avevano aderito, un po’ ovunque in Bosnia-Erzegovina: da Sarajevo a Mostar, da Banja Luka a Tuzla, a Breza.
Sembra che l’entusiasmo della generosità stia contagiando anche alcune cittadine della Croazia e come un boomerang stia attraversando la Serbia per giungere a Belgrado stessa.

L’appello alle coscienze di chi, avendo la disponibilità finanziaria, può aiutare le persone in difficoltà, il povero della porta accanto, sta dando i suoi frutti, merito anche, perché non riconoscerlo, delle accorate raccomandazioni di Papa Francesco, che evidentemente ha toccato i cuori dei fedeli persino di altri credi.
 
La spesa sospesa altruistica può essere fatta in panetterie, salumerie, nei market e persino nei ristoranti che espongano il cartello (nella foto). Si acquista l’occorrente e si paga un qualcosa in più che il gestore mette da parte per le famiglie bisognose.

Invero è una pratica che anche in Italia si è diffusa, senza troppi clamori, specie nei piccoli borghi, dove si conoscono un po’ tutti ed è un modo di fare “elargizioni” personalizzate in totale anonimato (da non confondersi con le raccolte di spesa, periodicamente propagandate).

È notizia dell’altro ieri, rimbalzata su tutti i media, che otto signore vestite di nero sono entrate in un grande mercato delle carni in un popolare rione di Atene, il Barbakeios, e hanno pagato la spesa a coloro che avevano preso piccoli tagli di carne, invitandoli ad acquistare quanto invece necessitava per la cena della Vigilia di Natale. Dopo un paio d’ore sono scomparse così come erano arrivate. Gli scettici hanno parlato di una misteriosa trovata pubblicitaria, ancora da scoprire. E se le otto “buone fate” fossero davvero degli “Angelos”?

Sarebbe mitico se la pratica si diffondesse.

Maura Sacher

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