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Il menù di cortesia e le influencer, influenza di ignoranza o solo arroganza?

Il menù di cortesia e le influencer, influenza di ignoranza o solo arroganza?

Il menù di cortesia e le influencer, influenza di ignoranza o solo arroganza?

 

È di qualche tempo fa un nuovo chiasso sui social, ripreso dai media, riguardo al clamore suscitato dalle esternazioni di una famosa

(?) ‘influencer’ australiana inorridita dell’uso italiano di presentare alle donne in ristorante un Menù senza i prezzi dei piatti.

Mi riferisco al cosiddetto “menù di cortesia”, quello che in certi ristoranti stellati viene consegnato alla signora che accompagna un uomo a cena, detto anche “menù per donne”, o ladies menu, o pure blind menu.

L’australiana si è stizzita perché ad una cena in un ristorante di lusso a Venezia si è vista consegnare un menù per le donne ed ha esternato su Instagram tutta la sua indignazione per ciò che le è capitato, concludendo «Il sistema patriarcale colpisce ancora».

È l’identica copia del caso della modella e nota ‘fashion blogger’ argentina, fidanzata di un calciatore qualche anno fa in un ristorante a Milano, tanto esterrefatta da lamentarsi “urbi et orbi” (visto il suo milione di follower).

Mi astengo come sempre dal fare nomi e cognomi per non dare pubblicità a nessuno, ma tutti sapete di chi parlo.

Sempre sui social, molti italiani, uomini e donne, hanno difeso il menù per donne, consigliando alle ‘influencer’ di prendere, se non lezioni di bon ton, almeno lezioni di educazione.

È quello che penso anche io.

Si tratta di ignoranza o arroganza?

Premesso che per legge ogni pietanza del menù deve riportare il suo prezzo, alcuni Ristoranti con l’iniziale maiuscola, di alta fascia, ritengono sia una “delicatezza” verso i loro avventori stampare due versioni delle Carte; quella regolarmente, con i prezzi accanto alle varie voci, viene presentata all’uomo e l’altra, privata della parte relativa alla spesa, alla dama che lo accompagna.

È una prerogativa di certi locali dell’alta ristorazione, prassi di ospitalità discreta e riguardosa.

 

La funzione è consentire ad un commensale di poter offrire il pasto ai suoi ospiti senza che l’omaggio venga quantificato e magari chi è invitato si senta in imbarazzo nell’ordinare le pietanze dalla carta. Insomma, un gesto di estrema cortesia.

Tuttavia non è così scontato che sempre e a tutte le compagnie miste debba essere riservata tale cortesia. Sarebbe un po’ ridicolo.
Bisogna che la necessità sia evidente all’occhio esperto del maître di sala, e soprattutto venga richiesta da chi fa la prenotazione per l’evento, partendo dal presupposto che il cavaliere sia informato dell’uso del locale.

Pertanto c’è poco da discutere e da inorridirsi solo per principio.

Il problema che i due personaggi, le due giovani donne, arrivate alla fama e all’agiatezza con molta facilità, si sono scandalizzate per questa “cavalleria”. Evidentemente era la prima volta che accedevano ad un ambiente così altolocato.

E hanno rivelato a tutto il mondo la loro ignoranza, e, oltretutto, si sono manifestate alquanto arroganti, accusando quest’uso galante come un’umiliazione del diritto alla parità con il maschio.

Davvero si tratta di sessismo?

Viene dato per scontato che paghino gli uomini, e qui casca l’asino.

Non è solo il punto di vista femminile o femminista, ma è anche opinione maschile, che la pratica di presentare alla signora una carta delle pietanze senza l’indicazione del costo sia un retaggio di tradizione vagamente patriarcale e maschilista.

Io, invece, non ne faccio una problematica “di genere” o “di parità”, per un paio di ottime ragioni.

 

Prima di tutto, mi è già capitato: una mia amica, per non compromettersi troppo con un suo spasimante, invitò anche me ad una cena in un locale rinomato di località marina; con gran garbo fu lui a proporre a noi il gradimento per alcune pregiate pietanze di pesce. Ovviamente spettava a lui pagare e noi non abbiamo fatto una piega, essendo ospiti.

Ovviamente, se io se mai fossi stata invitata da un mio corteggiatore in un ambiente simile, mai mi sarei sognata di sentirmi sminuita come donna perché mi era impedito sapere quanto gli “costava” conquistarmi. Affari suoi.

E poi, se il mio compagno convivente organizza una cena in un posto “speciale”, e sono una tipa che vuole controllare le spese di casa, mi faccio dire prima quanto l’evento inciderà sul bilancio famigliare.

Bah, forse sono “speciale” io, ma mi sentirei gratificata al massimo grado, proprio come donna, che un uomo avesse queste “delicatezze” nei miei confronti.

Un suggerimento: non sarebbe il caso di invertire l’uso e che questa benedetta Carta con i prezzi venisse battezzata “menù per uomini”?

Maura Sacher

 


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