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Il futuro del Bardolino guarda al passato

Grande parata di vini quella presentata in occasione di «Bardoluno Cru» al Palazzo della Gran Guardia a Verona domenica 30 settembre. Le scelte restrittive, autoimposte dai produttori aderenti al «Bardolino Cru Village» stanno dando ottimi risultati e la qualità degli assaggi si è rivelata stupefacente. Le rese più vincolanti ed i protocolli di produzione più accurati insieme alla cura dei dettagli sono stati il filo conduttore di tutte le aziende presenti con standard di qualità significativi.

Un evento che ha voluto anche segnare una svolta nella denominazione: «Un ritorno al passato, per brindare al futuro»; è un po’ il sunto del percorso che la denominazione del Bardolino ha intrapreso, suddividendo nelle tre zone storiche il territorio. Come alla fine dell’Ottocento quando questo vino veniva servito nei Grand Hotel svizzeri al pari dei vini della Borgogna e del Beaujolais. Già in quel periodo storico erano note le tre sottozone, individuate dai commercianti di vino nel 1825.

Tre sottozone quindi: La Rocca Bardolino (per la zona centrale lungo la riviera del lago) Montebaldo Bardolino (per la zona settentrionale pedemontana) e Sommacampagna Bardolino (per le colline moreniche meridionali). Ad identificare le bottiglie sarà un bollino, con l’effige di San Zeno, patrono di Verona ed autore di una narrazione che descriveva in modo simbolico il lavoro del vignaiolo dell’epoca. Un comitato volontario costituito in seno al Consorzio e voluto dagli stessi produttori ha già iniziato la sua opera di valutazione e al momento, ad avere per ora superato l’esame sono state 14 aziende per un totale di 49 vini, con diverse annate ancora a disposizione dei produttori.

Davvero notevole anche la degustazioni che ha visto sfilare i vini vincitori dei Tre Bicchieri, che ha confermato le potenzialità di questo vino anche negli anni con il Bardolino dell’azienda Le Fraghe delle annate 2015, 2012 e  2011, di Albino Piona del 2013, delle Vigne di San Pietro del 2014, e 2011 e Vigneti Villabella del 2014. Vini ancora eleganti, che si sono conservati intatti dal punto organolettico, mantenendo l’equilibrio del corpo con la gusta acidità a sostenerne la struttura ed un affinamento dei profumi e degli aromi da renderli davvero notevoli.

Il nuovo disciplinare che recupera la tradizione delle sottozone è già stato approvato dall’assemblea dei soci del Consorzio ed è in attesa di via libera da parte del Ministero delle Politiche Agricole. Nell’attesa sarà il bollino a garantirne il rispetto dei canoni produttivi e le caratteristiche qualitative.


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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