Stile e Società

Il 10 dicembre il caffè sospeso va in solidarietà

«A Napoli, una volta, c’era una bellissima abitudine: quando una persona stava su di giri e prendeva un caffè al bar, invece di uno ne pagava due. Il secondo lo riservava al cliente che veniva subito dopo. Poi, di tanto in tanto, c’era qualcuno che si affacciava alla porta del bar e chiedeva se c’era un “sospeso”. È come offrire un caffè al resto del mondo».

Così scriveva Luciano De Crescenzo nel suo libro “il caffè sospeso”, 2008.
L’abitudine era sorta a Napoli nel secondo Dopoguerra, in una città afflitta da mille difficoltà, dove non tutti potevano permettersi un caffè.

Il caffè è un rito e non andrebbe mai consumato da soli. In effetti, ancora prima del caffè “sospeso”, il caffè è “condiviso”: non sia mai che qualcuno si paghi il proprio. Ce lo ricordano le parole della canzone interpretata da Domenico Modugno «‘O ccafè», scritte da Riccardo Pazzaglia,: “Per bere il caffè si trova una scusa / io l’offro a un altro e un altro l’offre a me / nessuno dice “no” perché è un’offesa / son già sei tazze e sono ancor le tre”.

Vuoi per generosità del grande cuore dei partenopei vuoi per sentirsi in compagnia al caso si fosse soli in quel momento, spesso se ne ordinava uno e si pagavano due, il secondo da destinare, a discrezione e onestà del barista, a chi fosse meno fortunato.

Un’usanza che ora è stata ripresa, seppur con diverse finalità, e torna utile per le esigenze più impellenti della globale critica situazione in cui viviamo.

A Lampedusa, nei giorni di sbarchi di profughi più numerosi, giornalisti e Lampedusani hanno lasciato molti caffè pagati.

A Napoli si è costituita la “Rete del Caffè Sospeso” e, con l’appoggio De Magistris, il 10 dicembre 2011 ha istituito la “Giornata del Caffè Sospeso” in coincidenza con la Giornata dei Diritti Umani che cade, appunto, il 10 dicembre.

La napoletana Torrefazione Carbonelli, con successo presente su e-bay, ha ripresa la tradizione a modo suo proponendo ai consumatori, all’acquisto della personale scorta di caffè, che se ne lasci pagata uno, due, anche tre in più, al costo della tazzina al bar, la cui somma andrà a far parte del ricavato che l’azinda destina mensilmente al progetto “Aiutare i Bambini”.

Gli esercenti di via S.Francesco a Padova hanno rinunciato ai festoni luminosi natalizi sulla strada per devolvere le quote a “La prima scuola”, progetto promosso da Andrea Segre, con JoleFilm e ZaLab, progetto che intende agire soprattutto nelle aree periferiche più svantaggiate, dove le famiglie difficilmente dispongono delle risorse necessarie. Inoltre presso il bar Quo Vadis gli avventori potranno ordinare un “caffè sospeso” e il costo andrà a sostegno del progetto educativo.

L’antica tradizione partenopea del “caffè sospeso” è già diventata un trend mondiale.
Molte sono le versioni “nazionalizzate”, dall’Irlanda alla Svezia, da Parigi a Vienna, in molte metropoli europee, e persino l’americanissima Stabucks la copiata.

A Dublino John Sweeney, un idraulico di 28 anni, ha creato persino una pagina Facebook ad hoc. Si chiama “Suspended Coffee”, che conta già 80 mila fan nel mondo, inclusa Australia e America Latina.

Maura Sacher


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