Stile e Società

Igp in arrivo per il ‘Salam de la bergamasca’

Appena in tempo per presentarsi sul palcoscenico dell’Expo, il Salame Bergamasco riuscirà a fregiarsi del marchio europeo Igp, Indicazione Geografica Protetta, almeno questa è l’aspettativa dopo che sarà completata la trafila burocratica, teoricamente giunta al penultimo step.

Lo scorso settembre il nuovo disciplinare di produzione ha ottenuto il parere favorevole della Regione Lombardia per l’invio della pratica al Ministero. Da quando arriveranno le carte, il Ministero avrà 90 giorni di tempo per far pervenire delle osservazioni e, se non saranno proposte modifiche, il prodotto andrà in regime di “protezione transitoria” con l’immediato avvio di produzione a marchio Igp, in attesa della definitiva approvazione a Bruxelles, che non dovrebbe mancare.
Grande entusiasmo in tutta la provincia orobica e tra i produttori che per raggiungere questo traguardo si sono consorziati in 8 salumifici già nel 2006.
«Sarà il primo salume prodotto esclusivamente nella nostra provincia ad avere un marchio internazionale», aveva affermato con soddisfazione Luca Chiesa, presidente della Associazione per la valorizzazione del Salame Bergamasco.

 

Però, l’altro giorno Coldiretti Bergamo ha emanato un comunicato in cui si rammaricava che il nuovo disciplinare del Salame Bergamasco Igp non contenga alcun articolo che vincoli espressamente l’origine dei suini da impiegare con il territorio bergamasco.
«Era il primo requisito da prevedere per un prodotto che vuole vantarsi di essere bergamasco – sottolinea il presidente di Coldiretti Bergamo, Alberto Brivio – ed è veramente inspiegabile che la Regione Lombardia abbia dato il via libera a una simile iniziativa». Dal disciplinare si evince che l’unico ingrediente che lega il salame bergamasco Igp al territorio è il vino Valcalepio previsto per la formazione dell’impasto, e secondo Brivio ciò sembra decisamente troppo poco.

 

In effetti, nello stesso ‘Disciplinare Salam de la bergamasca’, Versione 1/6/2007, pubblicato sul sito della Camera di Commercio di Bergamo, si legge solo che “i suini devono rispondere alle caratteristiche stabilite dal disciplinare del prosciutto di Parma (L. 13/2/1990)”.
Nelle note allegate al Disciplinare, tuttavia è specificato: «La materia prima impiegata per la preparazione artigianale e/o industriale del Salame bergamasco proviene da allevamenti della provincia localizzati nelle zone di bassa pianura».

 

Forse non basta “dare per scontato”, e forse questa lacuna potrebbe inficiare le sicurezze di poter smerciare il marchio Igp in tempi brevi.
Ora la palla salterà di mano in mano.

 

Maura Sacher


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