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I vignaioli felici fanno vino buono, Vinitaly insegna

A Vinitaly forse più che nelle altre rassegne vinicole nazionali ed internazionali si vive un’atmosfera “speciale”, è in mostra orgogliosamente la produzione di quasi tutti i vigneti italiani e si può tangibilmente vedere ciò che può essere ottenuto con l’uva.

Il mondo del vino è un mondo meraviglioso. Abbisogna solo di essere studiato, capito, approfondito.
Sfogliando le video-interviste agli espositori partecipanti a Vinitaly, fatte dal nostro editore, Francesco Turri e pubblicate sulla pagina Facebook del giornale, si resta colpiti dai sorrisi con cui i protagonisti del mondo del vino presentano i prodotti e dall’entusiasmo che esprimono descrivendo le loro bottiglie.

Per questo i vignaioli di Vinitaly si mostrano felici: l’apprezzamento del pubblico, degli intenditori, dei compratori è la loro soddisfazione per la dedizione e la passione profusa nel lavoro, che parte dalla terra, dalla cura del terreno, perché fare vino non è esclusivamente questione di tecnica, bensì soprattutto di amore.

I vignaioli felici del loro lavoro, una vera professione che si avvale di altre competenze professionali, non possono che fare vino buono.

Qualcuno degli intervistati a Vinitaly ha detto una cosa bellissima: «Raccontare il proprio vino significa raccontare il passato, la storia del territorio, tutto si ritrova versato nel bicchiere».
E noi, quando stappiamo una bottiglia e ne versiamo il contenuto in un bicchiere, dobbiamo essere consapevoli che stiamo per approcciare a qualcosa che è frutto del lavoro dell’uomo, di tanti uomini curiosi e appassionati, da millenni a questa parte, non è un’invenzione d’oggi.

Direi addirittura che fare vino è anche un atto di altruismo, di generosità, affinché l’umanità intera possa godere ed apprezzare questo bendiddio che la Natura ci ha elargito dandoci l’uva. E in quanto tale deve essere rispettato, con un bere davvero consapevole.

Maura Sacher


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