I Viaggi di Graspo

I gioielli di Milo

I gioielli di Milo Vispara, Madama e Terribile i vitigni reliquia dell’Etna

I gioielli di Milo Vispara, Madama e Terribile i vitigni reliquia dell’Etna

Da sx Aldo Lorenzoni, Carlo Zucchetti, Elisabetta Nicolosi, Shigeru Hayashi e Andrea Marletta alla Vini Milo

Milo è uno dei comuni più piccoli ma tra i più antichi dell’Etna, fu fondato infatti nel 1340 da Giovanni D’Aragona ,si colloca sul versante est sviluppandosi dai 350 ai 2000 metri di quota.

Qui abbiamo la massima piovosità del vulcano e forse a questo devo il suo nome.

Si affaccia, da una posizione molto suggestiva, sul mare con una vista che va da Taormina a Catania, non a caso ha avuto come cittadini illustri Franco Battiato e Lucio Dalla che vengono oggi ricordati da alcune istallazioni sulla piazza del paese.

Il paesaggio, nelle diverse altitudini, è un intreccio di frutteti in particolare melo, pesco, ciliegio e pero, di boschi di cerro, faggio e betulle e da circa 200 ettari di vigneto che troviamo collocato tra i 400 ed i 900 metri sul mare.

Sono il tradizionale alberello con il palo di castagno, le piccole terrazze, gli interminabili muretti a secco di pietra lavica, gli antichi palmenti a definirne l’identità paesaggistica, mentre i vitigni più coltivati sono il Carricante e la Minnella bianca in quanto solo a Milo per disciplinare è possibile produrre l’Etna Bianco Superiore.

Milo rappresenta quindi il sito ideale per una ricerca sulla viticoltura storica dell’Etna e sui suoi vitigni nascosti. 

Anche sull’Etna infatti la ricchissima biodiversità viticola esistente prima dell’arrivo della fillossera e successivamente delle due guerre, testimoniata da tantissimi autorevoli autori, ha subito una drastica riduzione.

Minnella rossa e Minnella bianca

Di quel grande patrimonio oggi si sono salvati quelli che vengono ritenuti i vitigni simbolo dell’Etna come il Nerello Mascalese, il Carricante, il Nerello cappuccio, l’Insolia, la Minnella bianca e pochi altri.

Per fortuna grazie alla passione di pochi viticoltori, alla loro resilienza, o perché dispersi casualmente nei vigneti più vecchi o marginali possiamo ancora trovare alcuni vitigni reliquia.

In questo percorso di ricerca un grande aiuto ci hanno dato coloro che su questa tematica studiano e lavorano da anni come la Professoressa Elisabetta Nicolosi, dinamica ricercatrice del Dipartimento Agricoltura dell’Università di Catania ed Andrea Marletta appassionato, curioso e preparato sommelier.

“I vitigni gioiello dell’Etna o “reliquia” sono piante rare, trovate nei tre diversi versanti del vulcano, ma si tratta di pochi ceppi e quindi con alto indice di estinzione.

Da sx Marco Nicolosi della Barone di Villagrande e Aldo Lorenzoni.

Il lavoro di ricerca e caratterizzazione è iniziato nel 2000 coinvolgendo l’Università ed alcuni viticoltori custodi, i più interessanti oggi sono il Terribile ,lo Zzinèuru, il Virdisi, le due Madama bianca e nera, la Vispara, il Barbarossa e la Moscatella nera che sono oggi custoditi in un campo collezione dell’Università di Catania. 

Vigneti Barone di Villagrande

Con queste varietà sono state realizzate anche delle micro vinificazioni che hanno evidenziato alcune particolari loro caratteristiche come l’acidità, il contenuto in polifenoli ed il corredo aromatico. 

Si tratta ora di avviare un percorso di valorizzazione e di condivisione con i produttori ed in questo l’azione di Graspo può essere molto utile”. 

Alcuni di questi vitigni li abbiamo ritrovati infatti anche nello storico vigneto in contrada Caselle, di proprietà del sindaco di Milo Alfio Cosentino, dove Alfio accanto al Carricante ed alla Minnella bianca conserva gelosamente la Vispara dell’Etna. 

Si tratta di un vitigno che appartiene ad una famiglia numerosa come quello delle Verspare cui afferisce anche la Visparola considerata oggi alla luce di recenti indagini centrale nell’origine del germoplasma viticolo italiano e che nel corso della sua storia ha generato quasi in mezza Italia tanti altri vitigni strategici come il Sangiovese, la Vulpea oltre che lo stesso Carricante. 

Si chiama così perché la sua ricchezza in zuccheri e la sua precocità la rendono particolarmente attraente per le vespe. 

Alfonso Caltagirone agronomo della tenuta Barone di Villagrande in Milo

Sono molte le aziende di Milo che guardano a questi vitigni rari con nuova attenzione, in particolare presso l’Az. Barone di Villagrande di Marco Nicolosi abbiamo potuto condividere questa sensibilità con l’agronomo Alfonso Caltagirone che ci ha guidato nella ricerca. 

Qui abbiamo recuperato una serie di informazioni e materiale vegetativo sul Terribile, Minnella Nera, e Madama bianca riservandoci anche una sorpresa molto interessante.

Accanto infatti alla conferma di alcuni vitigni già in osservazione l’analisi puntuale del DNA realizzato dal Crea di Conegliano ha messo in evidenza una varietà assolutamente sconosciuta, un bel risultato per Graspo. 

L’Etna e Milo non finiscono mai di sorprendere.

Il viaggio continua……

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

 

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