Stile e Società

Gusti di Frontiera a Gorizia: pieno successo

L’edizione 2014 di “Gusti di Frontiera”, la kermesse enogastronomica che da 11 anni fa incontrare le specialità di mezz’Europa, allargandosi alle cucine di mezzo Mondo, e che richiama visitatori da sempre più lontano, si è conclusa con un incasso di risultati record, oltre le rosee, o caute, previsioni della vigilia, in una macchina organizzativa sempre più perfetta.

Non voglio fare elenchi di numeri, tranne citare le oltre 400mila presenze che rincorrevano le scie dei profumi e delle musiche folcloristiche promanate dagli stand dei 19 “borghi” allestiti (l’anno scorso erano 11) con oltre 330 padiglioni (64 in più dell’anno precedente), in ogni spazio disponibile di questa cittadina allungata alla sinistra dell’Isonzo, di appena 35 mila abitanti, che seppur ricca di fermenti ed eventi culturali anche di rilievo e polo universitario di alcune Facoltà, in alcuni periodi dell’anno (“Festival internazionale del Folklore”, “Festival vegetariano”, “Gusti di Frontiera”, “Fiera di San Nicolò”) si trasforma in una metropoli interetnica e viene letteralmente invasa da torme di “forestieri”, stravolgendo il pigro trantran dei suoi abitanti.

Sono una forte attrattiva per una larga fascia di pubblico le manifestazioni di questo stile, richiamando frotte di giovani in comitiva, famiglie in trasferta, gruppi di appassionati e intenditori, non solo i paesani limitrofi ma da città e regioni lontane. “Gusti di Frontiera” bisogna riconoscere che con gli anni non assomiglia minimamente al genere “sagra”, e la Mappa, distribuita ai visitatori dai volontari nei punti strategici, parlava da sola, sintetica e precisa all’essenziale.
 
«Quest’anno, abbiamo deciso di affiancare alla collaudata formula della kermesse una rassegna di incontri, conferenze e dibattiti all’aperto, alla quale si aggiungeranno tutte le iniziative organizzate da partner, espositori, associazioni ed enti che con entusiasmo trascinante partecipano all’evento», aveva detto il Sindaco Ettore Romoli, con delega alla Cultura, presentando la manifestazione. Infatti, le iniziative di divulgazione sono state tante, con giornalisti, critici gastronomici, operatori sul campo, altre personalità di svariati settori, e per niente snobbate dal pubblico negli spazi di intervallo tra feste e animazioni musicali e danzanti.

La Nizza austriaca, come detta Gorizia per i suoi giardini e il clima mite (nel senso che a mala pena risente della bora costiera, perché in una conca ben riparata, per quanto umida), che “normalmente” alle 19 di sera alla chiusura dei negozi piomba nel buio e nella noia, con l’indole autoctona restia ai cambiamenti, in occasione dei grandi eventi pazientemente “tollera”, partecipa, condivide ma non mostra di farsi contagiare dall’entusiasmo.

Io vi sono nata e, anche se non vi abito dall’età dei 20 anni, la sento ancora in parte mia e parlo con cognizione di causa, ma che importa se una parte della cittadinanza se ne è stata rintanata in casa o è partita, resuscitando a festa conclusa.
Gorizia, grazie agli organizzatori tenaci, in queste occasioni sale alla ribalta del mondo, ben vengano Feste così che fanno incontrare le svariate storie e culture di popoli e le intrecciano con storie e culture di un vasto e variopinto pubblico di ospiti, i quali più che volentieri si accostano ad una lunga gustosissima tavola imbandita per assaporare nuove e spesso uniche esperienze.

 

Maura Sacher


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