Vino e Ristoranti

Go Wine riapre a Roma con i vini della Sicilia

L’associazione sceglie i vini isolani per inaugurare il suo calendario romano di degustazioni

Le sale dell’Hotel Savoy tornano ad aprirsi agli affezionati frequentatori delle iniziative che da anni Go Wine organizza periodicamente nella capitale. Questa volta i banchi d’assaggio sono stati dedicati alla viticoltura Siciliana che prevede vicino all’ampia maggioranza di vitigni autoctoni, anche la presenza degli internazionali impiegati il più delle volte in assemblaggio con le varietà locali.

Una produzione vitivinicola che da diversi anni ha spostato il focus dalla quantità  alla quantità, rimanendo comunque tra le più produttive d’Italia. A questo concorre anche il regime biologico a cui la Sicilia ha dedicato oltre 30 mila ettari, risultando di gran lunga la regione in cui queste pratiche trovano maggiormente spazio.

Il banco d’assaggio rappresentativo dei diversi territori Siciliani ha mostrato i punti forti di questa viticoltura dai contenuti pienamente mediterranei. I bianchi che trovano il loro punto di forza comune nell’approccio immediato, oltre che nel ventaglio dei profumi delicati di frutto e fiori freschi e nel sorso gustoso e dotato di buona spinta acida.

Intorno a questi tratti comuni si distribuiscono le note personali, come le sfumature minerali e gli aromi tipici dell’isola che spaziano dai sentori di macchia mediterranea alle diverse sapidità. Tra questi molto interessanti: Il Grillo dell’Azienda Assuli, il Catarratto “Béa” dell’Azienda Maenza e quello di Leonarda Tardi in uvaggio con lo Chardonnay, il Carricante di Baglio di Pianetto con l’Etna Bianco “Fermata 125” e il “Micòl” Moscato di Fausta Manzio, che riesce a dare una sua dimensione anche alla versione “secco” del vitigno come in pochi riescono a fare.

Tutte vinificazioni semplici in acciaio, che meglio rispettano le caratteristiche di questi vitigni e la loro natura solare. Tra i Rossi il “Petit Rosso”, Nero d’Avola Doc ancora targato Mansio, il “Tenuta San Michele” di Murgo, da Nerello Mascalese e il Frappato Poggio di Bortolone ottenuto da uve Frappato Vittoria DOC.

Poco uso dei legni (solo Murgo) per rispettare anche qui la migliore propensione di questi vini che fanno del gusto pieno di frutto corredato da sfumature speziate, il tratto comune su cui affermare la propria personalità di beva, sempre gustosa e accattivante anche quando in presenza di strutture non esili.

Altro punto fermo della viticoltura Siciliana sicuramente i passiti degnamente rappresentati in sala, tra cui l’eccezionale “Heritage” Moscato di Francesco Intorcia, vero e proprio must di categoria grazie al suo grande equilibrio e ad una freschezza che garantisce alla parte dolce di non scadere mai nello stucchevole. Degustazione prolungata concessa dal ventaglio di aromaticità, tipica del bouquet più ampio dei passiti in tutte le sue sfaccettature in maniera cangiante e mai monotono.

In generale comunque la viticoltura Siciliana ha dato ancora una volta una ottima impressione della sua produzione che ha ormai sulla via della qualità oltre il punto di non ritorno.

Le Aziende presenti:

Abbazia di Sant’Anastasia – Castelbuono (Pa);  Assuli – Trapani; Baglio di Pianetto; Barone Scammacca del Murgo – Santa Venerina (Ct); Blundo – Siracusa; Caruso & Minini – Marsala (Tp); Castellucci Miano – Valledolmo (Pa); Cusumano – Partinico (Pa); Cva Canicattì – Canicattì (Ag); Feudo Ramaddini – Pachino (Sr); Firriato – Paceco (Tr); Leonarda Tardi – Salaparuta (Tp); Maenza – Camporeale (Pa); Fausta Mansio – Siracusa; Minardi – Pantelleria (Tp); Planeta – Menfi (Ag); Poggio di Bortolone – Chiaramonte Gulfi (Rg); Valle dell’Acate – Acate (Rg); Intorcia – Marsala (Tp); Baglio di Pianetto – Santa Cristina Gela (Pa).

 

Bruno Fulco

 

 

 

 

 


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