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È finito un tormentone, inizierà una bufera?

Ha vinto il NO, gli Italiani con ampissima maggioranza hanno rifiutato la Riforma Costituzionale così come varata, non prodotta da seri costituzionalisti, bensì da un gruppetto di aspiranti padri e madri della Patria, senza esperienza in materia.

ckgd_yywsaa2palAspettavamo questo risultato, perché avevamo fiducia nella lucidità mentale del popolo italiano e soprattutto dei milioni di cittadini che ogni giorno toccano con mano le difficoltà del loro vivere quotidiano e potevano verificare le falsità delle predicazioni di colui che si presentava come un bullotto e dei suoi lacchè privati di spina dorsale.

Eppure, avevamo pure messo in conto che avrebbe prevalso, magari di poco, l’istupidimento, ma il risultato auspicato è arrivato ed è clamoroso, stando alle proiezioni di voto. Intanto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato le sue dimissioni.

Dopo tanto che ci siamo prodigati ad esprimere in articoli ed editoriali ventilando i rischi a difesa della “territorialità”, delle nostre “specialità”, della tutela delle nostre eccellenze ed autonomie, la maggioranza degli Italiani, evidentemente più “consapevoli” delle conseguenze che “schierati” per principio o per comodo, ha decretato che la Costituzione italiana non andava riformata in questo modo.

Ci complimentiamo con la sagacia degli operatori dell’agroalimentare, dei piccoli e medi imprenditori, dei lavoratori sotto-occupati, dei disoccupati, dei pensionati, dei milioni di giovani senza lavoro o sottopagati, che non si sono fatti accalappiare dalle variegate mance, irrispettosi oboli, e hanno fiutato che quelle erano solo promesse: da un lato si propagandava di dare suonando le campane a stormo e dall’altro si toglieva sotto sotto in gran silenzio di stampa.

Ora ci dobbiamo preparare ad assistere a ritorsioni e vendette, sotterranee, subdole, viscide, perché è sempre stato questo il comportamento del “rottamatore”, che forse con oggi è stato rottamato, e dei suoi fedelissimi, che resteranno in carica al Governo fino a che la legge di bilancio verrà approvata?

L’importante è che il garante dello Stato Democratico, il Presidente della Repubblica, prenda una oculata decisione sul successore e che l’dea di un potere centrista in tante materie lasci spazio alle autonomie locali di autodeterminarsi su questioni che con tanto sforzo hanno portato all’estero il grande nome del Made in Italy.

Le beghe dei partiti non ci interessano. Vogliamo un’Italia unita nello sforzo di difendere il lavoro per tutti e i valori contenuti nell’art. 1 della Costituzione: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo».

Maura Sacher


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