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Expo Milano: investimenti o sprechi?

Non è sterile gusto di polemica, è che da mesi stiamo meditando non sull’esistenza di un’Esposizione Universale, bensì sulla validità di una esibizione colossale e persino pacchiana di manufatti, per ospitare le tradizioni e le innovazioni di 140 Paesi del Globo.

Ci domandiamo se a fronte dei denari investiti, non solo dalla nostra ma da tutte le Nazioni partecipanti, costrette ad aderire per essere visibili, ci sarà un tornaconto che ricadrà sulla popolazione del mondo davvero bisognosa e non invece sulle solite multinazionali.

Specifichiamo che parliamo al di fuori di qualsiasi connotazione politica, nera o rossa e nemmeno vicina a movimenti di contestazione parossistica. Ragioniamo solo con il buon senso di cui siamo dotati, confortati da come la pensa un gran numero di semplici cittadini, la gente comune.

Difficilmente chi alla fine farà i bilanci divulgherà la situazione reale delle ricadute economiche effettive. Ci importa poco, non crediamo alle favole da un bel po’.

A molti di noi pare più importante la suggestione che sono stati spesi 1,3 miliardi di euro per requisire, sbancare le aree, oltre 1 milione di mq, bonificarle, costruire gli impianti tecnologici necessari, elettrici, fognari, stradali, ecc., e sistemarci una piattaforma lunga circa 2 km e larga tra i 350 e i 750 m, mentre a monte già hanno inciso per cifre non testimoniabili, le progettazioni. Pare che il costo delle opere annesse superi i 9 miliardi.
I compensi fantasmagorici ai singoli designer, architetti, ingegneri e alle ditte che hanno prodotto i manufatti da montare, incluso il trasporto, non li sapremo mai. Invece sappiamo per certo che gli spazi espositivi sono affittati a colpi di oltre il milione di euro.
Insomma ci pare ancora di più che il business è di pochi, circoscritti.

E per forza che è stata presa una forza lavoro invisibile, come i 7 mila giovani Volontari, tutti felici di fare un’esperienza così “globale”. Giusto per loro, comodo per l’organizzazione.

Come un commentatore ha scritto in un blog: «Si può dibattere anche in teleconferenza per affrontare la tendenza di pensiero, con pochi soldi.». Infatti in ogni Paese ci sono sale congressuali ben capienti, e a costo inferiore di quelle messe in affitto all’interno di Expo, per molte migliaia di euro.

All’osso, evitando tanta esibizione, si risparmiava e si poteva investire tutto in loco, costruendo scuole, ospedali, strade, dando pane, acqua, sussidi alle popolazioni, in Italia come in Cambogia, come in Cina, come in Brasile, come in Perù, come in Romania e in Nepal. Gli indigenti stanno sotto casa di ognuno di noi.

Maura Sacher


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