Stile e Società

È il tempo delle idee “green”

Nel quadro catastrofico che le cronache dipingono del nostro Bel Paese con un piede nella fossa della disperazione satura di tante croci e con l’altro danzante balletti sbrilluccicanti di tutte le comodità, sempre più persone sono costrette a stimolare l’emisfero destro del loro cervello, quello preposto alla creatività, giovani che devono inventarsi un lavoro e meno giovani che devono reinventare se stessi.

Abbiamo scoperto sempre più neolaureati interessati alla green economy, giovani che ripiegano su mestieri connessi alla valorizzazione della terra e delle sue risorse, con l’occhio attento all’ecologia e alla tutela dei prodotti destinati all’alimentazione. Dal monitoraggio costante della Coldiretti sappiamo che nel 2012 gli assunti in agricoltura sono aumentati del +3,6%, prevalentemente al Nord, mentre nel Sud aumenta il tasso di disoccupazione, specialmente femminile, con punte del 20% in regioni come Calabria e Sicilia.
Nonostante ciò, nel 2012 risulta ci sia stato un boom di aperture di partite Iva da parte di giovani sotto i 35 anni (+8%), con ciò che ne consegue sotto l’aspetto fiscale e di reddito reale. Peraltro nel solo Sud sono 80 mila le nuove partite Iva, nelle libere professioni, nel commercio e nell’edilizia.

Inoltre quasi ogni giorno i media ci sfornano servizi esclusivi su professionisti, avvocati, architetti, ingegneri (età media 40 anni), che abbandonano l’attività precedente e si dedicano con passione dall’agricoltura all’enologia, dall’allevamento delle api a quello delle capre, e riescono a fare business ricavandosi una nicchia nel mercato della vendita diretta.
Però l’accesso al credito per i giovani imprenditori, pur previsto con tanto di legislazione ad hoc e a suon di delibere delle amministrazioni locali, stenta a dare i suoi frutti nei tempi desiderati e utili. A incidere non è tanto la crisi economica-finanziaria che blocca i cordoni delle casse pubbliche, ma soprattutto gli ostacoli burocratici, quelli che fanno trasferire all’estero le aziende, le braccia e i cervelli. Un altro grosso problema viene individuato nelle rigide normative sul lavoro e in tema di sanità agricolo-zootecnica per la tutela dei consumatori.

Intanto la green economy e la green utility impazzano. Sono sempre più frequenti i proprietari di terreni, orti, boschetti, ereditati dagli avi, che invece di venderli, si inventano un modo per valorizzarli e ricavarne un utile. Già scrissi di coloro che, possedendo vigneti e uliveti, utilizzavano il sistema di far “adottare” un filare o un albero di ulivo per sollevare le sorti aziendali, dietro un corrispettivo da parte dell’adottante, in tal modo viene coinvolto nell’intero processo produttivo, con altrettanta soddisfazione.

Ora l’estro imprenditoriale giunge a proporre “affidamenti” di un tot di mq di terreno verde a gruppi di sottoscrittori inserendo nel pacchetto le preliminari istruzioni di agricoltura biologica ed ecologica, cosicché  le piante, i fiori, gli ortaggi, diventano di proprietà del privato consumatore.
Il nuovo trend è proporre “percorsi didattici” alla scoperta delle erbe officinali col fine di divulgare per mezzo di lezioni teoriche e pratiche la cultura e la coltura delle piante alimentari, il loro uso in cucina e in farmacopea, anche per preparazioni medicamentose casalinghe. Una vera tentazione per chi apprezza la medicina naturale e vuole avere idee chiare sulla differenza tra tè, tisana, decotto.
Il sistema è semplice e divertente: chiunque è invitato a iscriversi, dietro corrispettivo, a progetti che includono attività pratiche di sperimentazione sul campo, dotandosi a proprie spese delle attrezzature e trattenendosi il prodotto della terra ricavato dal proprio lavoro.
Un bel modo per salvaguardare l’ambiente dal degrado e offrire ai “cittadini” l’occasione entusiasmante di mettere nel proprio piatto prodotti genuini senza passaggi di mano.

Maura Sacher
m.sacher@egnews.it


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