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Cui prodest? A chi giova? E chi gode?

Questa bella Italia, il Bel Paese verdeggiante (e ‘renzeggiante’), si sta trasformando in un vasto pantano in cui rischiamo di sprofondare fino al collo, a chi giova?

“Ahi serva Italia, di dolore ostello, / nave sanza nocchiere in gran tempesta, / non donna di province, ma bordello! / … guarda in seno, / s’alcuna parte in te di pace gode” (Dante, Purgatorio, Canto VI)

In effetti, nella gran tempesta un nocchiere c’è, eccome, ma a chi giova? Chi ci gode? Né i giovani, a cui vengono affibbiati titoli come “bamboccioni” solo perché trentenni abitano ancora con i genitori ma con un lavoro stabile se ne sarebbero già andati (‘job act’: una ipocrisia), né le vittime della catastrofica “legge Fornero” (non per niente gli occhi del Ministro hanno lacrimato in pubblico, e chissà quante notti insonni, vittima lei stessa di un imperativo), legge che ha tagliato le gambe a molte categorie di lavoratori, tra cui infiniti soggetti nel settore industriale ed agroalimentare.

I consumatori italiani chiedono sempre più trasparenza, sulle etichette, ma solo sulle etichette?
Come fidarsi di governanti che predicano con una mano per aria e con l’altra nascondono il vero? Come fidarsi di chi per tre anni si è cucito le bocche sulle trattative portate avanti in gran (collegiale) segreto sul TTIP? Accordi bloccati o meglio sospesi non per merito dei nostri da palchi e palcoscenici difensori del genuino controllatissimo Made in Italy, bensì da una Nazione cugina e rivale, la Francia.

Ora le forze politiche si scannano per il referendum sulle modifiche della Costituzione. Modifiche rivendicate da un team di due soli personaggi, che se vincono i “no” assicurano di lasciare entrambi, all’unisono e con curiosa convergenza, la politica per sempre (scelta peraltro, straordinaria notizia di stasera, condivisa dal Presidente Emerito Napolitano). caronte2-400x311Siamo al terzo governo non eletto. Come dare torto a chi vede un affossamento dei principi insiti nella stessa parola “democrazia” che significa “governo del popolo”?

Qui siamo nel bel mezzo di un regime d’imperio, venerato da una schiera di lacchè anche tra le associazioni di certe categorie imprenditoriali. Sembrano tutti cloni.
E il giovanotto ex aspirante rottamatore sbandiera: “Noi la faccia ce la mettiamo, ci possono accusare di tutto ma non di timidezza”. Chi mai lo ha accusato di “timidezza”? Tutt’altro. A chi giova questa arroganza?

“O patria mia, … / Ma la gloria non vedo, / … Io chiedo al cielo / E al mondo: dite dite; / Chi la ridusse a tale? E questo è peggio, / Che di catene ha carche ambe le braccia; / Sì che sparte le chiome e senza velo / Siede in terra negletta e sconsolata, / Nascondendo la faccia / Tra le ginocchia, e piange. / Piangi, che ben hai donde, Italia mia” (Giacomo Leopardi, Canto ‘All’Italia’).

“a quella polve eroica fremente, / a questa luce angelica esultante, / rendi la patria, Dio; / rendi l’Italia a gl’italiani” (Giosué Carducci, ode “Piemonte”, Rime e ritmi).

Alla fine della fiera chi gode?

Maura Sacher


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