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Cosa c’è di vero sul Sauvignon truccato?

La questione del Sauvignon del Friuli Venezia Giulia “taroccato” o “contraffatto”, o “truccato”, come i vari media l’hanno definito, potrebbe finire in un bolla che scoppiando riverserà il veleno addosso a chi ha montato sospetti e accuse di frode.

Sospetti, accuse, frode sono termini terribili, finiti sui titoloni delle cronache e immortalati per sempre nelle testate web del settore enologico di mezzo mondo, ancora prima che iniziassero le analisi dei Nas sui campioni di Sauvignon sequestrati, i cui risultati poi andranno valutati dalla Procura.

In Italia, siamo abituati alle taroccature, alle frodi alimentari, ma sentire che un “aroma”, derivato da una scrupolosa ricerca d’alchimia strettamente basata su elementi naturali, non dannosi alla salute, non sintetici, non artificiali, ossia su lieviti propri, possa essere considerata una frode, fa cascare i capelli.

Mi hanno sempre fatto raccapricciare le espressioni del tipo “andare incontro ai gusti del consumatore”, “è il mercato che comanda”. Esistono degli specialisti pagati lautamente e con i peli nello stomaco che “orientano” i gusti del mercato: nel senso che sul mercato c’è questo e io che voglio altro, quello di prima, quello del mio sempre, devo rassegnarmi a non trovarlo mai più. Così avviene con i sapori e i profumi non solo dei vini ma di molteplici altri prodotti gastronomici.

Non possiamo credere che perfezionare un metodo comune, una tecnica già in altre versioni adoperata spontaneamente dai produttori, sia tanto scandaloso, lo scandalo è piuttosto che in men che non si dica ci sono state prese di posizione drastiche: annuali enologici sospendono i Sauvignon dai concorsi, li eliminano dagli elenchi già pronti per le selezioni, senza alcuno straccio di prova.

Ancor più grave è danno economico. Decine e decine di importatori hanno interrotto i canali, con ingenti perdite di mercato che vanno a riflettersi sul piano nazionale.
Oltre al danno d’immagine di un vino come il Sauvignon dei Colli Orientali e del Collio da sempre apprezzato per il suo aroma, nelle sfumature che le vinificazioni nelle rispettive cantine hanno sempre marchiato.

Mai sentito parlare di “presunzione di innocenza”?

Maura Sacher


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