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Cigoli, il tartufo e la luna

È stato un fine settimana “al tartufo marzuolo”. A Cigoli in provincia di Pisa questo fine settimana  si è svolta la 18ma edizione della la festa del Tartufo Marzuolo.  Il fungo ipogeo è da anni il protagonista di questo territorio e a Cigoli il tartufo marzuolo quest’anno è stato raccontato non solo attraverso piatti a base di tartufo ma anche con l’arte.  Il piccolo borgo toscano ha visto palazzi e chiese, ma anche semplici abitazioni, raccontare  attraverso  dei quadri la magia del bosco e il legame della luna con il ciclo vitale del tartufo.20160319_112444

Ma c’è di più: Cigoli è un piccolissimo, delizioso paese che dall’alto domina su una valle e qui nacque Ludovico Cardi famoso pittore che per primo rappresentò il “volto” della luna con i suoi crateri. Amico di Galileo Galilei , cardi detto  Il Cigoli, dipinse la sua luna nella volta della cappella Paolina della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma.

Il Tuber borchii, chiamato tartufo marzuolo o bianchetto nei boschi sanmminiatesi  trova un ambiente ideale e per questo giornalisti e foodblogger che sono stati invitati a toccare con mano come si procede alla ricerca del tartufo.

Con Frida e  Macchia  due dolci cagnoline i Giornalisti di Arga Toscana  sono stati nel bosco  di Paesante, poco distante dal paese, per vedere dal vivo come lavora un cercatore di tartufi e il suo cane.  Una bella passeggiata istruttiva che  ha permesso di gustare il bosco, con tutti i suoi profumi,  “carpire qualche segreto” e ribadire quanto sia importante preservarne la sua integrità.

Non poteva mancare l’assaggio e l’incontro con uno chef  come Paolo Fiaschi, famoso per  le sue ricette a base di tartufo (da segnalare il suo ristorante a San Miniato “Papaveri e papere”). E ancora escavazione con cani e tartufai, show cooking  nell’ambito del secondo Food blog contest “Immagina… il tartufo marzuolo“.

Da sottolineare anche la presentazione per i giornalisti della “Schiaccata pisana”  e precisamente della Ruga di Ponte a Egola in realtà una torta alta fatta con farina, acqua, zucchero, rosolio, menta, anice e una lievitazione di ben 14 ore. Un dolce tipico che si accompagna con del vino dolce  chiamato verdea non per l’uvaggio ma per il colore.

 

Roberta Capanni

 

 

 


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Sonia Biasin

Giornalista pubblicista, diploma di sommelier con didattica Ais e 2 livello WSET. Una grande passione per il territorio, il vino e le sue tradizioni.

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