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Cibo sintetico? Col cavolo mi facciano mangiare hitech

Sul nostro cibo sono anni che ci prodighiamo a difenderlo, anche grazie alle iniziative della Coldiretti che mille volte hanno portato in piazza agricoltori e allevatori a protestare per far valere la qualità e specialità dei prodotti italiani.

Nel mondo ci invidiano, molte volte ci copiano e troppo spesso truffano i consumatori confondendoli con etichette e simboli del nostro Paese.

La nuova minaccia è rappresentata dal cibo “sintetico” o meglio «dalla carne prodotta da cellule staminali prelevate da un feto all’interno di un bioreattore, ma anche latte, pesce e miele potrebbero presto invadere le nostre tavole senza essere passati da stalle, mari e laghi o alveari», come denuncia il Presidente di Coldiretti.

Prodotti “finti”, di sintesi o sintetici, potrebbero presto, già dal 2023, inondare il mercato europeo sulla spinta delle multinazionali e dei colossi dell’hitech, stanti le prime richieste di autorizzazione all’immissione in commercio a livello Ue.
I nomi sono ben noti e Coldiretti li elenca.

Raccolta firme

Qualche settimana fa è scattata in tutto il territorio nazionale la raccolta firme promossa da Coldiretti unitamente a Campagna Amica, World Farmers Markets Coalition, World Farmers Organization, Farm Europe e Filiera Italia, «per fermare una pericolosa deriva che mette a rischio il futuro dei nostri allevamenti e dell’intera filiera del cibo Made in Italy».

Oltre ai semplici cittadini, hanno firmato ministri, parlamentari, rappresentanti di Regioni e Province, Sindaci, personalità della cultura, dello sport e dello spettacolo, imprenditori.

E non sono mancati sacerdoti e Vescovi, in occasione della 72esima Giornata del Ringraziamento della Chiesa Cattolica, che (guarda caso) verteva sul tema: “Coltiveranno giardini e ne mangeranno il frutto (Am 9,14). Custodia del creato, legalità, agromafie”.

Le firme verranno presentate al Ministro all’Agricoltura e alla Sovranità Alimentare per sollecitare il Governo a «promuovere una legge che vieti la produzione, l’uso e la commercializzazione del cibo sintetico in Italia, dalla carne prodotta in laboratorio al latte “senza mucche” fino al pesce senza mari, laghi e fiumi».

Obbrobrio e dis-gusto

Cibo prodotto in laboratorio¬, al latte e formaggi senza mucche, pesce senza mari, e magari e magari le uova senza galline, il miele senza le api: stiamo scherzando?

Il solo pensiero di essere costretta a mangiare questa roba coltivata in vitro mi fa venire la nausea, piuttosto preferisco la fame, patate e carote ogni giorno … se le lasceranno coltivare nella terra.

Sono sicura di essere in buona compagnia.
La forte opposizione degli italiani ai cibi artificiali è registrata anche dal Censis secondo cui l’84% degli italiani, di ogni età e ceto sociale, si dichiara contrario all’idea che cibi prodotti in laboratorio possano sostituire quelli coltivati in agricoltura.

L’agricoltura deve tornare al centro della nostra economia e non dipendere dalle lobby internazionali del cibo in provetta.
E non per niente in questa nuova legislatura al nome di due Ministeri sono state aggiunte le parole della “sovranità alimentare” e “del Made in Italy”.

Che c’è da stupirsi? Che c’è da “sfrucugliare” sopra? Macron può usare la parola “sovranità” per tre dei suoi Ministeri e noi no? La UE gli ha detto qualcosa?

Insomma, come non arretriamo davanti alle perfide pensate UE del Nutriscore, di lettere e colori per inebetire sulle qualità nutrizionali del nostro cibo, della attribuzione di una pericolosità cancerogena al nostro vino e al nostro vero Parmigiano Reggiano (mentre le Chips vengono promosse), e come non ci scomodiamo se crudisti e vegani vogliono nutrirsi solo di verdure basta che ci lascino in pace a tavola, e come non ci inorridiremo più di tanto quando verranno immessi nel mercato vermi, scarafaggi, grilli e vespe caramellati, fritti o trasformati in farina, basta che se li mangino nelle mense del Parlamento europeo.

Anche se ancora non riesco a capire perché nei supermercati rionali mi tocca vedere (e non comperare) porro della Germania, bulbi di sedano olandesi, asparagi bianchi del Cile, pomodori del Marocco, e non mi ricordo cosa altro del Sud Africa e così via.
I prodotti italiani vanno all’estero e almeno di questo sono contenta.

Maura Sacher

 


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