Stile e Società

Ci vuole un calice su misura per la Malvasia

Quando ci viene servito un vino, non tutti facciamo caso al bicchiere considerandolo un semplice contenitore, invece dietro l’oggetto che teniamo tra le dita c’è un bel po’ di gara tra i designer, con studi e ricerche che spesso coinvolgono sommelier, enologi e vitivinicoltori per raccogliere suggerimenti ed elaborare impressioni.

I bicchieri sono non solo l’apparato più decorativo di una tavola che può determinare lo stile e la raffinatezza della casa, essi hanno la capacità di diventare il mezzo comunicativo più importante tra il vitigno e il palato del degustatore.
La loro forma, la trasparenza, lo spessore del materiale e la composizione che non deve contenere una certa % di piombo, cadmio, mercurio e cromo, rendono concorrenziali le caratteristiche dei bicchieri per ogni tipologia di vino, dallo spumante ai bianchi giovani, dai rossi mossi ai liquorosi, in una gamma di linee che, a star dietro alle ultime “edizioni”, ogni certo numero di anni dovremmo buttare nella spazzatura (magari fracassandoli alla russa) tutti i servizi precedenti, spendendo capitali per sentirci al passo con la modernità.

Modernità che in soli 300 anni da cui è stato introdotto il bicchiere individuale (nel 1700 sulle mense dei signori cominciò ad apparire un bicchiere per ogni singolo commensale) ha fatto passi da gigante, piegandosi alle mode estetiche e alle necessità di esaltare il gusto di ciò che viene bevuto.

Orbene, nella giornata finale della recente rassegna enologica internazionale tenutasi lo scorso fine settimana a Parenzo, la “Vinistra”, in cui era inserita la premiazione delle migliori Malvasie del Mondo (V edizione), è stato presentato il “bicchiere ideale” per la Malvasia, del produttore austriaco Georg Riedel (11esima generazione di fabbricanti di cristalli di alta qualità per il vino),  il quale per arrivare alla linea definitiva sembra abbia effettuato personalmente diversi sopralluoghi in Istria. Per Riedel il bicchiere è «lo specchio» delle caratteristiche del vino, pertanto ogni tipologia di vino dovrebbe esprimersi alla massima potenza soltanto in appositi calici studiati per lui.

Qui si tratta del Malvasia istriano, vitigno al 100% autoctono d’Istria coltivato anche nelle zone del basso Collio Goriziano e sul Carso Triestino, con un terroir tutto suo, che nulla ha a che fare con la Malvasia dolce, color topazio del passito delle isole Lipari e Sicilia, o quello biondo spumeggiante e aromatico delle colline emiliane (Parma e Piacenza) o di altre parti d’Italia.
Qui abbiamo un bianco fermo, brillante, morbidamente corposo, con gradazione sui 13-14 °, dai piacevoli sentori fruttati o speziati o minerali, secondo il terreno e l’ubicazione del vitigno, che devono esprimersi e sprigionarsi verso il naso al momento giusto.
Per la Malvasia Istriana ecco intanto la serie limitata di 20 mila pezzi, da vendersi a confezioni di 4 bicchieri al prezzo di 80 euro.

Maura Sacher
m.sacher@egnews.it


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