Tribuna

Ci ha lasciato un bravo Oste e un grande Amico per me

Ho conosciuto Graziano quando facevo l’Universita’. Lui gestiva il Piccolo Bar in Piazza Verdi, storico locale del quartiere universitario all’angolo con Via Giuseppe Petroni.

Ci si trovava per l’aperitivo che veniva conteso con una partita a briscola e poi il tressette.

E ci si trovava al Piccolo Bar per parlare, stare insieme e alla sera per decidere cosa fare e dove andare.

Il bar era il punto di ritrovo in occasione delle manifestazioni che in certi periodi erano quotidiane.

Da Piazza Verdi partivano i cortei che si snodavano per le vie della città. Il bar divenne il nostro quartier generale nei periodi nei quali provavamo a ripulire Piazza Verdi e le strade adiacenti dagli spacciatori.

Visto che le cosiddette forze dell’ordine presenti con furgoni e camionette si disinteressavano dello spaccio provammo noi più volte a cacciare i pushers.

Subimmo minacce ed aggressioni da parte dei cavalli dello spaccio, un paio di volte coltelli alla mano.

Graziano aveva una passione per giocare a calcio e per le moto. Durante una trasferta a Correggio per incontrare amiche che studiavano a Bologna e frequentavano il Bar ebbe non per colpa sua un bruttissimo incidente.

Dato per spacciato si riprese ma restò gravemente offeso ad una gamba. Cedette il Piccolo Bar per acquisire la storica Osteria dei Vini d’Italia in Via Emilia Levante.

Ha tenuto l’osteria per tanti anni e poi assieme ad un amico prese in gestione l’agriturismo La Stadira a Monteveglio.

All’Osteria entrarono un suo fratello ed altri soci e lui veniva a Bologna una volta alla settimana.

Poi la decisione di cambiare tutto e trasferirsi a l’Avana con la famiglia. E arriva un giorno maledetto nel quale un incidente stradale ti porta via un Amico.

Voglio salutarti con le parole di una poesia, più che canzone, di un altro Amico a Te caro.

Vorrei sapere a che cosa è servito vivere, amare, soffrire, spendere tutti i tuoi giorni passati se così presto hai dovuto partire.

Voglio però ricordarti com’eri, pensare che ancora vivi, voglio pensare che ancora mi ascolti e che come allora sorridi. 

Umberto Faedi 


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Redazione

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