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Ci ha lasciato Antonio Longanesi il padre del Bursòn

Quando lo ho conosciuto circa sette anni fa andava in bicicletta la sera a giocare a tressette, si lamentava che erano tutti più giovani di lui, ma non sapevano giocare. Classe 1921 mente lucida e fare allegro, ma con la ferma convinzione di saper fare il contadino e lo ha fatto sino a un anno fa.
Di lui mi ricordo quando abbiamo piantato la tabella vicino al “roccolo” dov’era abbarbicata la prima pianta che sarebbe poi diventata l’uva Longanesi. Uomo mite che ha fatto una vita intensa di lavoro e onestà, quando nel 1955 pianto il primo vigneto di questa uva che bob aveva nome, poi regalò le marze ai suoi vicini cosi che anche loro potessero fare un vino  buono.
Lui però il Bursòn lo faceva dolce, e sino a pochi anni fa dalla produzione si tirava fuori un paio di quintali che vinificava a modo suo.
Con gli anni all’arrivo dell’enologo Sergio Ragazzini lo fece diventare quel grande vino che è attualmente. Antonio Longanesi ha ripreso l’enologo Ragazzini dicendo che gli aveva rovinato il vino……In realtà attualmente il Bursòn è un grandissimo vino che sta nell’olimpo dei grandi vini italiani, un consiglio più è vecchio e più è buono, se vi capita di trovare bottiglie dell’annata 2003, 2005 e 2006 comperatele sono una delizia, non sono però dolci come lo voleva Antonio.


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Redazione

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