Stile e Società

Chiacchiere o bugie, siamo tutti Italiani ma differenti

No, non parliamo dei retroscena alla fotografia del piatto postata dopo la cena dell’altra sera del triumvirato governativo, bensì della storia del più amato tra i dolci di Carnevale, che cambia di nome a seconda delle regioni italiane.

Riceviamo e pubblichiamo, con un minimo di ritocco grafico.

RicetteDellaNonna.net è andata alla ricerca delle differenti ricette di ogni regione italiana, per un dolce che racconta la storia del nostro paese. Ogni regione ha la sua tradizione culinaria con i sapori che più la caratterizzano, ma, soprattutto in occasione delle feste, è facile notare dei punti di incontro tra le tavole nelle diverse città italiane, e il Carnevale non fa eccezione.
RicetteDellaNonna.net mostra come ogni regione onori i festeggiamenti carnascialeschi e ogni cucina abbia il suo ingrediente segreto e ogni nonna custodisca la ricetta migliore!
Nel Lazio e in Umbria sono chiamate «frappe», in Sicilia, Puglia, Sardegna e Campania, sono «chiacchiere», mentre basta spostarsi a Caserta per sentir parlare di «guanti». In Veneto, in particolare a Venezia, Verona, Padova, si preparano i «galani», nelle Marche «cresciole». In Toscana, parliamo di «cenci», mentre «fiocchetti» per chi è della zona di Rimini. Poco più in là, a Reggio Emilia, diventano «intrigoni» o se ci si trova a Bologna, «sfrappole». A Mantova il Carnevale si festeggia con le «lattughe», che in Piemonte diventano «bugie».
In Friuli Venezia Giulia, così come a Trento, Rovigo e Treviso, si chiamano «crostoli». I calabresi, invece preparano le «nacatole», nella Gallura i «fiuritti».

Qualunque sia la latitudine e la cucina di provenienza questi dolci sono accomunati dal fatto di essere estremamente friabili, dorati, principalmente fritti, anche se è possibile trovare anche la versione cotta al forno, dalla forma rettangolare, con sopra una generosa spolverata di zucchero a velo, miele o colate di cioccolato, a dare il tocco di dolcezza finale.

Gli ingredienti alla base delle diverse ricette sono più o meno sempre gli stessi: farina, uova, burro o strutto, zucchero, e aromi, che variano in base alla regione (limone, grappa, vaniglia o nessun aroma).

Risalire alle origini di questo dolce non è semplice. La versione più diffusa fissa la sua nascita addirittura nell’Antica Roma. Sembrerebbe che gli antichi romani li preparassero in occasione dei Saturnali, festività dedicate all’insediamento nel tempio del dio Saturno, durante i quali si allestivano ricchi banchetti, colmi di ogni genere di cibo, tra i quali non potevano mancare le «frictilia», dolcetti molto semplici da preparare e piuttosto economici, fatti con zucchero e uova, poi fritti nel grasso di maiale.
Secondo un’altra versione, invece, a dare i natali alle chiacchiere (o frappe, o cenci, che dir si voglia) fu la città di Napoli, grazie alla creatività culinaria del cuoco Raffaele Esposito. Sembrerebbe che un giorno il cuoco si trovò a dover soddisfare l’improvvisa richiesta di dolce da parte di una Regina di Casa Savoia, che chiedeva un dessert adatto ad accompagnare le chiacchiere degli aristocratici riuniti nei salotti, motivo per il quale Esposito chiamò le sue creazioni, appunto, chiacchiere.

In qualsiasi modo le si chiami, questi dolci sono davvero irresistibili, e poco importa come abbiano avuto origine!

… e di come li chiamiamo …

Maura Sacher


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