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Che gioia il diritto al lavoro. Facciamo il punto

Che gioia il diritto al lavoro. Il punto è, in partenza, che il lavoro è un diritto e anche un dovere.

Che gioia il diritto al lavoro. Il punto è, in partenza, che il lavoro è un diritto e anche un dovere.
Un dovere del cittadino per contribuire prima di tutto al sostentamento della propria famiglia e poi della più ampia comunità in cui si vive, cioè lo Stato.

Il punto non è solo il diritto al lavoro dal 15 ottobre limitato al possesso di una tessera verde né le discriminazioni sociali che ne conseguono, violando un bel po’ di articoli della Costituzione.

Nel contempo ci sono settori imprenditoriali che lamentano di non trovare personale necessario alle loro attività.

Nella rinuncia a un “lavoretto”, a tempo breve, determinato, c’è stata spesso la motivazione del reddito di cittadinanza percepito.

Il presidente della Repubblica invita i giovani a studiare e a rimanere in Italia. Ma chi darà lavoro a questi diplomati e laureati?

Il punto è che pure i “navigator” scaduti ora se lo devono cercare per sé, e a chi si rivolgeranno?
Ai servizi interinali? Alle cooperative? Alla Caritas o a qualche caporale?

L’intenzione iniziale del Reddito di Cittadinanza era giusta. Il modo in cui tantissimi, troppi, se ne sono approfittati e l’assoluta mancanza di controlli ne hanno inficiata la valenza.
E a ben ragione il Parlamento se ne è intensamente occupato.

 

Che gioia il diritto al lavoro

Tre milioni e mezzo i percettori del Reddito di Cittadinanza, chi lo meritava e chi no.
Tre le offerte, tre proposte, altrimenti si perdeva il reddito di cittadinanza.
Controbilanciate da 8 ore gratuite a beneficio della comunità.
Spettava ai singoli Sindaci. Mille, però, le complicazioni burocratiche e sindacali per poterlo applicare.

Oggi, ben venga che il RdC a partire dal 2022 sia revocato alla seconda e non più alla terza offerta.
E che già dalla prima rifiutata l’assegno verrà ridimensionato e tolto alla seconda proposta.

Il punto è che vogliamo mettere l’attenzione sul fatto che molte volte il compenso offerto alle molte persone, desiderose e bisognose di lavorare per vivere, è al di fuori dei contratti nazionali per categorie.

Che gioia il diritto al lavoro

 

Così anche alcuni titolari di una qualunque attività, per esempio in ambito agricolo, per esempio di trasporto, carico/scarico e consegna merci, assetati di manovalanza, si improvvisano datori di lavoro e reclutano braccia, specialmente di stranieri, senza rispettare le procedure che la legge impone.

Non esiste emergenza sanitaria da tirare in ballo quando non vengono osservate le norme per il contrasto ai fenomeni del caporalato irregolare, sul reclutamento illegale e sullo sfruttamento salariale!

Maura Sacher


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