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Cercare lavoro o non cercare lavoro è il dilemma di molti cittadini italiani

È sotto gli occhi di tutti gli obiettivi osservatori del mercato di lavoro che da parte dei giovani, specie maschi, è sempre più evidente la loro disaffezione a rendersi disponibili a farsi assumere in attività lavorative, ove impiegarsi implica sottoporsi a rigide e inflessibili regole contrattuali.

Secondo le elaborazioni dell’Ufficio Studi della FIPE, tra giugno e agosto 2018, ossia in piena stagione turistica, rispetto al fabbisogno del settore vi sarebbe stata una carenza di circa 50mila unità tra cuochi, camerieri e baristi, mettendo in crisi i gestori che dichiaravano di doversi sobbarcare di persona diverse incombenze per fronteggiare la carenza di personale.
Altre lamentele arrivano da altri settori economici, dall’edilizia all’industria elettromeccanica, alla imprenditoria agricola, tutti a raccontare ai microfoni dei giornalisti che, pur volendo assumere del personale, devono arrendersi di fronte alla rinuncia dei giovani selezionati davanti alle regole che impone il lavoro: orari, fatica, responsabilità.

Ma che vogliono di meglio questi giovani? Aspettano il “reddito di cittadinanza”, ossia il sussidio statale? Pensano di averne diritto?

Non è colpa dell’inadeguatezza di qualificati profili professionali, anzi, oggigiorno l’offerta di lavoro non corrisponde al livello del titolo di studio, la gran parte dei giovani sono troppo “studiati” e si aspettano un impiego allineato al loro curriculum studi”.
Parliamoci chiaro l’Italia è davvero divisa in due: un Nord di imprenditori che non trovano lavoratori e un Sud di laureati che non trovano un impiego. È più che mai necessario far incontrare domanda e offerta, ma le sgangherate dichiarazioni dei membri del Governo non fanno altro che alimentare illusioni, contraddicendosi a vicenda. E soprattutto rimandando le notizie sicure alle “limature” che sono allo studio del Governo, delle Commissioni, e saranno apportate dal Parlamento.

Si annunciano svariate serie di paletti come ad esempio: i corsi di formazione e il limite di 3 proposte di lavoro, che se non accettate faranno decadere il reddito di cittadinanza.

Beh, pare a molti che tutto si ridurrà ad un bluff, una grande bolla d’aria, in cui cadranno un bel po’ di cittadini italiani, tranne i “furbetti” che già ampiamente hanno dichiarato ai microfoni di intervistatori come gestirebbero questo dono governativo di marchio pentastellato.

Maura Sacher


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