Cento simboli elettorali sono stati presentati in vista delle prossime elezioni parlamentari del 25 settembre, e non ho mai visti tanti contrassegni nella storia della Repubblica Italiana.
Siccome molta gente si reca al seggio solo per dovere civico e non perché segue la politica, siamo sicuri che questi elettori zelanti sapranno distinguere l’uno dall’altro e segnare la preferenza sul simbolo confacente al proprio pensiero e in coerenza all’ideologia che il simbolo rappresenta?
Nel passato, quando io andavo al seggio, pur sapendo quale partito votare – ed erano molto meno di cento – e pur essendo preparata su quale nome di candidato mettere la mia crocetta, non ero tuttavia sicura con quale coalizione era imparentato.
Pertanto, arrivata al seggio verificavo sul tabellone esposto sulla parete e perdevo qualche minuto per trovare il simbolo e il nome che mi interessavano.
Ovviamente senza dare nell’occhio, affinché gli elettori in fila in corridoio non capissero le mie preferenze, dato che il voto è segreto …
Spesso, però il nome che avevo in testa non coincideva con il simbolo che volevo votare e il primo della lista non era di mio gradimento. Allora andava a finire che segnavo solo la casella della coalizione.
Risultato? Il risultato è che non mi sono mai sentita “rappresentata” da alcun personaggio risultato eletto deputato o senatore.
Il 25 settembre pare sarà ancora peggio, con i nomi così blindati.
Cento simboli, cento partiti
Mai come quest’anno ho letto di tante denominazioni nuove, in una frantumazione di emblemi da far girar la testa … se non altro.
Molti simboli vantano nella grafica il nome “Italia”, oltre a Forza Italia e Fratelli d’Italia: Italia al Centro, Coraggio Italia, Noi con l’Italia, Italia Sovrana e Popolare e pure Italia Democratica e Progressista.
Tutti titoli che attirano, come si può non identificarsi con il nome della Patria?
Dopo il nostro voto arriveranno nuove coalizioni, apparentamenti, gemellaggi.
Ma delle future alleanze finora non si sa ancora niente. Ovviamente, per illudere la cittadinanza che ogni voto servirà a rimettere a posto la caotica, limacciosa, presente situazione.
E tutto per soli 600 (rispetto ai precedenti 945, una bella sforbiciata di due terzi di meno) persone da far sedere sui sacri scranni del Parlamento, 400 deputati e soli 200 senatori!
È immaginabile il dolore, la sofferenza e i malumori per i tagli dei nomi da mettere in lista.
Cento teste, cento cappelli
Che dire dei “cambi di casacca” che hanno scombussolato le ipotetiche certezze su chi far eleggere?
Nel corso dell’ultima legislatura (cioè da marzo 2018) sono stati più di 400 i cambi di gruppo, e molti di questi sono ora scomparsi dalla scena anche se alcuni hanno trovato una nuova personalissima collocazione tra i collegi uninominali e il proporzionale.
Si ricorre, inoltre, a ripescaggi di vecchi volti, alcuni rispolverati dalle ragnatele di incombenti oblii, e altre diverse figure provenienti da contesti sociali più disparati, con alle spalle i più difformi percorsi professionali e di vita.
Sembra che tutti questi si siano “messi al servizio” della politica per spirito patriottico, spirito di sacrificio per il “bene della Nazione” nella convinzione di poter essere utile, secondo quanto gli hanno fatto credere.
Come non credere che in costoro non ci sia una buona dose di protagonismo?
Cento teste e cento cappelli, è lo stesso significato di “cento teste e cento opinioni”, ed è proprio così, secondo me.
Chi garantisce che i cento simboli non nascondano cento opinioni diverse e incompatibili tra loro? E che le loro promesse elettorali non siano richiami per gli ingenui, appelli ai sempliciotti, ai gonzi?
Ma si sa che gli italiani hanno la memoria corta e hanno dimenticato le decine di DPCM e le falsità sulle misure anti Covid, già emerse ma non ancora riconosciute ufficialmente dalla Magistratura.
Quali di queste liste riusciranno a portare in Parlamento la verità?
Maura Sacher
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