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Cattivi pensieri

Ci sono troppe questioni lassù a Bruxelles in cui il nostro Paese è invischiato, direttamente o indirettamente, sia sotto il profilo finanziario ed economico, sia sui temi riguardanti la protezione dei prodotti nazionali.

Quaggiù si sentono solo gli echi trionfalistici delle vibranti proteste di qualche Ministro o di qualche portavoce, quando delle vigili sentinelle fanno scoprire le manovre che in seno alle Commissioni UE si sono preparate a nostro danno.
Un gran polverone sul momento e poi un silenzio tombale.

Il Governo lo sa bene, il Parlamento anche, o almeno alcuni dei loro componenti.
E lo dovrebbero sapere gli stessi rappresentanti della Nazione eletti come parlamentari e commissari europei.
Che dico? rappresentanti della Nazione o piuttosto degli interessi relazionali dei partiti sotto il cui simbolo sono stati eletti?
Purché, poi, quelli stessi non abbiano deviato percorso, che allora è un’altra faccenda e ne rispondono alla loro coscienza.

Sarebbe tacciabile di “nazionalismo” e di “sovranismo” se, “in nome e per conto del popolo italiano e della Nazione”, Qualcuno piantasse i piedi e si smuovesse per rivendicare e difendere la qualità delle eccellenze nostrane?
Quanto questo Qualcuno è capace di dimostrare che noi Italiani vogliamo tenercele strette le nostre produzioni?

Cito come esempi recenti l’introduzione del “Nutriscore”, la messa al bando della plastica e, ultima, la questione del Prosek vs Prosecco.

Sul valore del Prosecco in termini commerciali, quanto ha pesato o pesa, il sostegno economico statale piuttosto che l’impegno e le abilità imprenditoriali affinché tutto il mondo lo conoscesse ed apprezzasse?

Se gli oltre 8.000 produttori italiani non si fossero dati da fare con eventi e dimostrazioni del prodotto nel cuore stesso dei mercati esteri, il Prosecco non avrebbe raggiunto la fama di cui gode.

Non c’è da discutere: l’unico vero Prosecco è quello prodotto nelle nostre terre venete di Conegliano e Valdobbiadene, l’unico tutelato a livello UE con le denominazioni Doc e Docg.

È un bel dire «L’Unione europea si deve basare sulla collaborazione fra Stati membri e non su furbate e concorrenza sleale interna».
Ma quanto Lor Signori si spendono energie per evitare le “furbate”?

E così per la sorte di tante aziende italiane che si sono fatte strada all’estero e che alla fine si de-localizzano per “convenienza” (se non per esasperazione).

Tutto ciò suscita non pochi cattivi pensieri.

Quanto il nostro Paese è rispettato in Europa?
Quanto i nostri rappresentanti si fanno ascoltare?

E darsi una mossa in più?

Maura Sacher

 


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