Tribuna

“Carnem levare” e bon ton

Siamo a Carnevale, periodo nel calendario liturgico cristiano compreso tra l’Epifania e il mercoledì delle Ceneri, giorno da cui inizia la Quaresima. Il termine ha a che fare con l’espressione latina «carnem levare», la raccomandazione di non toccare la carne da quel momento fino alla Pasqua.

Il Carnevale, inteso come grande festa collettiva, ha radici nella tradizione greca dei culti a Dioniso e in quella latina dei Saturnalia, rappresenta la temporanea liberazione dalle convenzioni sociali con il sovvertimento di ogni costrizione e la tolleranza di ogni licenza morale, anche attraverso travestimenti e buffe mascherate improntate all’irrisione.
La festa sfrenata ha il suo culmine nei giorni “grassi” dove è lecita ogni abbuffata, in vista dei giorni “di magro”, periodo di penitenza e raccoglimento spirituale.

Il piacere della tavola è indubbiamente un piacere terreno e la carne effettivamente era un privilegio dei ceti abbienti, non faceva parte della dieta del popolino, il quale si nutriva piuttosto di legumi: la moralizzazione dei costumi mirava anche a porre un limite al profondo abisso tra le classi sociali.

La società medievale, nei suoi rigori ascetici, recuperò la tradizione antica dei digiuni e delle astinenze, con finalità di penitenza e contrizione, giacché la perfezione spirituale passa anche attraverso la mortificazione del corpo, e ancor più il dominio delle pulsioni. La carne fu individuata quale elemento principale di peccato, come prescritto da San Tommaso d’Aquino (XIII sec).
Nella “astensione dalla carne” era compreso il sottrarsi ai rapporti sessuali.

Premettendo che il Galateo nasce dalla codificazione di condotte ritenute corrette e frutto sia del buon senso sia del rispetto, valori indispensabili al vivere in società, sarebbe di ‘bon ton’, nonostante la radicale laicizzazione della morale sociale, evitare di organizzare cene, rinfreschi, festeggiamenti vari in Quaresima, soprattutto nel giorno delle Ceneri, e nei giorni del Triduo Pasquale, per non mettere in imbarazzo le persone credenti e praticanti le quali si vedrebbero costrette a declinare l’invito o a partecipare malvolentieri.

I periodi di feste “proibite” elencati nel calendario liturgico sono tassativi per chi segue i precetti della Chiesa Cattolica, fino a pochi decenni fa ancora rispettati dalla maggioranza delle persone ma ora sempre più disattesi, mentre nessuno si stupisce che analoghe pratiche di digiuno e astinenza da certe pietanze e bevande siano onorate con rigore da altre religioni del pianeta.

Nello stesso tempo ricordo che l’astinenza dalla carne vige per ogni venerdì quaresimale, giornata scelta in considerazione del giorno della Passione, e vale per la fascia di credenti dai 14 ai 60 anni.

Pertanto il buon gusto, di cui si nutre il galateo, consiglia a chi proprio non potesse fare a meno di organizzare una conviviale in questa data, ad esempio per una ricorrenza, un compleanno, di optare per un menù di pesce.

donna Maura


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