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Burocrazia più snella con l’accentramento statale?

Basta con le montagne di carte per i permessi e basta con la caterva di timbri? Non sembra solo questo, ci sono assi nella manica nella modifica agli articoli 116 e 117 della Costituzione.

Una delle questioni su cui poco ho sentito commentare sui media è l’affermazione che con la Riforma Costituzionale alcune materie su cui le Regioni hanno competenza delegata, come salute, ambiente, turismo, istruzione, trasporti, commercio con l’estero, saranno avocate allo Stato.
Le materie saranno 21 in tutto, e per alcune potrebbe essere più che giusto, onde rendere omogenei i criteri, penso in particolare all’ordinamento delle professioni e confido nell’ipotesi di un riconoscimento valido per tutto il territorio nazionale di alcune tipologie di diplomi rilasciati da enti di formazione professionale locali.

Ma come non osservare che, neanche tanto velatamente, la Ministra Boschi ha asserito la inutilità e la dispendiosità di tante sedi di rappresentanza ed uffici regionali all’estero? E ci ha aggiunto pure gli uffici i messi in piedi da tanti gruppi imprenditoriali e singole aziende per intrattenere rapporti commerciali, per esempio in Russia, Cina, Australia, Canada.
Questi, con la Riforma Costituzionale, se il concetto è chiaro, andranno chiusi, perché non la miriade di singoli gruppi e aziende avrà più il diritto di rappresentare sé stessi e la propria imprenditorialità, bensì solo lo Stato avrà potere di decidere chi e come rappresenterà il made in Italy.

Inoltre, non si sa ancora attraverso quali meccanismi si direzionerà tale accentramento di funzioni, probabilmente incrementando i dispositivi di burocrazia-adempimenti-amministrativisorveglianza in capo ai Ministeri. Indubbiamente assumendo un bel po’ di personale per smaltire le pratiche, altrimenti è difficile pensare possa essere mantenuta la promessa di “snellimento” dei tempi degli iter burocratici.

In tutta questa nebulosità, speriamo l’accentramento di funzioni, camuffato da semplificazione amministrativa, non vada a nuocere quelle aziende dell’agroalimentare che tanto hanno faticato per mettersi in gioco all’estero e portare a casa un fatturato alla fin fine utile all’economia, e alle finanze, del Paese Italia.

Maura Sacher


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