Notizie Italiane

Buone notizie sul fronte del kiwi

Dal mondo del kiwi arrivano notizie confortanti, come ha riferito il direttore del CSO Elisa Macchi presentando le stime previsionali per la campagna commerciale 2014, a livello di mercato nazionalee mondiale, dopo le preoccupazioni dovute ai fattori climatici e alla diffusione della batteriosi.

Il CSO, Centro Servizi Ortofrutticoli, una realtà italiana che aggrega aziende operanti nell’intera filiera ortofrutticola, presente nei principali Summit Internazionali del settore, ultimo alla IKO, ha relazionato sui raccolti 2013, che nel nostro Paese hanno interessato complessivamente circa 25 mila ettari.

A causa della riduzione delle superfici coltivate (-2% sul 2012) e la diffusione della batteriosi, i raccolti di kiwi in Italia, pur inferiori del 16% rispetto alla media del triennio 2008-2011, sono risultati, tuttavia, superiori rispetto alla scorsa stagione (+5%), con un frutto di buona qualità e di calibri più elevati rispetto al 2012. È prevista una produzione commercializzabile per circa 420 mila tonnellate (+7% sul 2012), di cui approssimativamente il 70-80% diretta ai mercati esteri, con esportazioni che nella stagione precedente hanno raggiunto le 350 mila tonnellate.

Cali di potenzialità produttiva sono registrati nelle principali regioni di coltivazione: Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Lazio, dove in base ai dati forniti dagli esperti dei servizi fitosanitari è emersa una significativa diffusione virale, con punte del 70% degli impianti colpiti in Veneto (64 ettari), mentre in Piemonte (80 ettari) e in Emilia Romagna (100 ettari) il contagio si assesta sul 50% e addirittura del 100% nel Lazio (1.000 ettari).
 
Non solo l’Italia – riferisce la Macchi – ha presentato una produzione al di sotto del potenziale, ma anche la produzione della Grecia è stata inferiore di oltre il 30% rispetto all’anno precedente, il Cile, a causa di devastanti gelate, dovrebbe presentare addirittura un calo produttivo del 60%. In Nuova Zelanda la batteriosi psa è oggi presente sul 75% della superficie coltivata a kiwi, specie in varietà gialla.

In effetti preoccupa la diffusione della malattia della pianta, favorita da climi a forte umidità e dalle stagioni piovose. Comparsa agli inizi degli anni ‘80 in Giappone, poi in Corea del Sud, e arrivata in Italia all’inizio degli anni ‘90, gradualmente diffondendosi, l’infezione è maggiormente presente sulle varietà a polpa gialla di recente introduzione, anche se in misura inferiore colpisce anche la varietà a polpa verde.
Per risolvere il problema si è attivata la ricerca, finalizzata non solo alla diagnosi precoce, ma soprattutto alla scoperta di nuove varietà tolleranti o resistenti.

La Macchi confida nella «stretta e buona comunicazione fra i ricercatori e i tecnici dei paesi che hanno lavorato attorno al problema» e ritiene «importante continuare la ricerca, finalizzata sia alla prevenzione che all’ipotesi di cura della malattia ma soprattutto alla scoperta di nuove varietà tolleranti o resistenti».

Le principali speranze della Nuova Zelanda sono riposte nella nuova cultivar G3 e si sta lavorando per portare la produzione in serra. Anche in Italia, con un lavoro congiunto tra le Università di Bologna e Udine, si è studiata una innovazione varietale, già immessa sul mercato: la DorìTM AC1536* , a maturazione precoce.

Maura Sacher


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