Stile e Società

Bottiglie e confezioni

È molto diffuso riferirsi alla confezione di un prodotto con l’espressione inglese «packaging», termine che, tuttavia, nel suo contesto linguistico originale, assume un’accezione più ampia, riferendosi non solo alla materialità dell’imballaggio, ma anche agli aspetti immateriali riguardanti il processo produttivo, industriale ed infine estetico.

Nella lingua italiana la corrispondente traduzione sarebbe propriamente “imballaggio”, o “imballo”, con significato ristretto, relativo all’involucro materiale (vetro, lattina, plastica e simili, per gli alimenti) in cui la merce viene racchiusa, e anche allargato alle varie tipologie di scatole, cartoni, carte con cui è presentata ed al look finale con eventuali nastri, fiocchi, e decorazioni varie, ossia tutti quegli aspetti connessi all’estetica e al marketing.

Il fenomeno del confezionamento di prodotti specie nel settore enologico ha assunto valori che vanno oltre le semplici esigenze funzionali: l’imballaggio è divenuto una componente fondamentale nella promozione del prodotto, investendo su aspetti che vanno a coinvolgere il design, con tanto di copyright, sia nelle etichette sia nelle materie e forme delle bottiglie.

Anche la forma dei contenitori di vetro soggiace alle mode o alle spinte di rinnovamento dell’immagine aziendale, cosicché essi si allungano, si accorciano, si allargano, si snelliscono, o pure si ispessiscono.
A parte le proposte delle aziende produttrici di bottiglie, che si avvalgono di figure professionali altamente specializzate e di art direction per interpretare non solo il know-how aziendale bensì i gusti del pubblico, ci sono persone che studiano il colore e la grossezza del vetro per garantire un grado sempre maggiore e costante di “protezione” dei liquidi dalla luce, ed ecco la tendenza a sfumature sempre più scure nei vetri anche per i vini bianchi e gli oli o a spessori significativi come per certi distillati.

Infine, secondo alcuni studi, il packaging va visto in funzione ‘antropologica’, quale simbolo di una modernità fondata sull’immagine, essendo noto il ruolo del contenitore nel suggerire e delineare l’identità del prodotto contenuto. E in ogni caso in leva ‘psicologica’. Tanto per fare un esempio, un vino o liquore pregiato, d’annata, necessita di una confezione in un astuccio di materiale di altrettanto prestigio, legno naturale o cuoio e magari rivestimento interno tipo raso o velluto. Più alto è l’impatto visivo, più emozione ne ricava l’acquirente, o chi riceve il dono.

Il mondo Horeca è il più interessato alle forme affascinanti di contenitori, da esporre visibili alla scelta del cliente, del resto è innegabile che anche in un appartamento una snella bottiglia triangolare colorata o una panciuta con manico ad ansa possono fare da arredo.

Tuttavia, tutto questo variare di forme, a mio semplice parere da donna di casa che in prima persona si occupa anche della “cantina” e di stivare le bottiglie nella dispensa, nel pratico risulta d’impiccio, giacché le scaffalature domestiche hanno una dimensione standard e alcuni vini, spumanti, liquori proprio non ci entrano.
Ma il marketing ha ben altre leggi che pensare all’ordine/disordine casalingo dei consumatori.

Maura Sacher


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