I Viaggi di Graspo

Barone di Villagrande e Milo,dove l’Etna è superiore

Barone di Villagrande e Milo,dove l’Etna è superiore Dorona, Pedevenda, Vernanzina, Marzemina nera Bastarda, Cavrara, Turchetta, Corbina, ed ancora Pontedara,

Barone di Villagrande e Milo,dove l’Etna è superiore

Dorona, Pedevenda, Vernanzina, Marzemina nera Bastarda, Cavrara, Turchetta, Corbina, ed ancora Pontedara, Saccola, Liseiret, Brepona..tutti vitigni a fortissimo rischio di erosione od estinzione genetica…ma cosa hanno in comune tra loro? 

Sicuramente sono tutti originati da suoli di origine vulcanica come i Colli Euganei, dove abbiamo recuperato i primi, o come l’Alta Lessinia dove stiamo recuperando gli altri.

Da sx Edoardo Ventimiglia, Carlo Nicolosi, Alfio Cosentino con Aldo Lorenzoni

Ma in comune hanno quello di essersi misteriosamente ritrovati tutti, in una serie di degustazioni ritenute impossibili, in una straordinaria serata organizzata presso l’Azienda Barone di Villagrande a Milo sull’Etna nell’ambito della 43ma edizione di ViniMilo.

Una serata che segna da dieci anni uno degli eventi più iconici della manifestazione dove 150 vini diversi, originati su matrici vulcaniche, si confrontano, in una location di grande suggestione, accompagnati dalle intriganti proposte gastronomiche degli chef più creativi dell’Etna.

Un mix di provocazioni ed originalità che testimonia l’esponenziale crescita qualitativa ed internazionale della manifestazione, che sta accompagnando anno dopo anno la rivoluzione gentile del comune di Milo il solo dove l’Etna Bianco è Superiore.

Il comune di Milo sta assistendo, infatti, negli ultimi  10 anni, ad una crescita esponenziale di aziende, di investimenti, di valore dei suoli e del prezzo delle bottiglie.

 Cerchiamo di capire il perché di questo piccolo ma indicativo fenomeno parlandone con amministratori e produttori.

Pur essendo uno dei comuni più piccoli della doc Etna Milo rappresenta per storia, per posizione geografica, per progettualità un originale osservatorio per comprendere come gli ultimi  10 anni abbiano nella sostanza rivoluzionato la percezione di questa denominazione catapultandola oggi ad essere una delle più ricercate e suggestive a livello non solo nazionale.

La potenza evocativa del vulcano attivo, antiche varietà originali come il Carricante per i bianchi ed i Nerelli per i rossi, le diverse esposizioni ed altitudini dei vigneti tra versanti e contrade ne definiscono oggi infatti le chiavi di lettura condivise più intriganti in grado di generare, anno dopo anno, un costante riposizionamento dei valori del terreno e delle bottiglie. 

A Milo questa dinamica positiva è ancor più evidente. 

Spettacolari muri a secco alle falde dell’Etna

Non sarà stato un caso che il disciplinare di produzione della doc Etna , riconosciuto nel 1968, sia stato pensato e progettato proprio a Milo da Carlo Nicolosi Asmundo titolare dell’azienda Barone di Villagrande e da Luigi Barbagallo professore di Chimica Enologica all’Istituto Agrario Filippo Eredia di Catania.

Alberelli di Caricante

 Non sarà stato un caso se sulla scorta di una capillare indagine sul territorio attraverso l’osservazione degli aspetti pedoclimatici, orografici, ampelografici ed enologici oltre ad individuare i 19 comuni interessati alla denominazione per la produzione dell’Etna Bianco, Rosso e Rosato fosse riservato al solo comune di Milo la possibilità di realizzare l’Etna Bianco Superiore.

Non sarà stato un caso se Mario Soldati mitico scrittore e giornalista abbia iniziato il suo storico viaggio enoico in Italia alla ricerca del vino genuino proprio dall’Etna, proprio da Milo e proprio dal Barone di Villagrande. 

Tavolo di servizio dei vini di Graspo con l’ultima opera editata dal gruppo di ricerca

Scrive infatti Soldati in Vino al vino che “…l’Etna Bianco è un vino che raccoglie e fonde nel suo pallore e nel suo aroma, nella sua freschezza e nella sua vena nascosta di affumicato le nevi perenni della vetta ed il fuoco del Vulcano”.

Per la verità questa forzatura di legare il termine qualificativo di Superiore ad una ristretta area geografica non andò bene a tutti, infatti Bruno Pastena luminare della viticoltura italiana suggeriva di ricondurre la valorizzazione dell’Etna Bianco Superiore nell’ambito di una specifica doc Milo.

Va peraltro sottolineato come il disciplinare, fin dall’inizio, abbia previsto una sostanziale differenziazione dei parametri tra la tipologia Etna Bianco  dove il Carricante può fermarsi al 60%  con vitigni complementari come il Catarratto fino al 40%, il Trebbiano e la Minnella.

Luigino Bertolazzi con Shigeru Hayashi al tavolo dei vini di Graspo alla ViniMilo

Nel Superiore invece il Carricante deve arrivare fino all’80% supportato eventualmente fino ad un massimo del 20% da Trebbiano e Minnella e da altri vitigni a bacca bianca non aromatici idonei alla coltivazione nella Regione Sicilia, di fatto certificando il profondo legame vocazionale tra il Carricante ed il territorio di Milo, quasi un’enclave banchista nel cuore dell’Etna.

Di certo il riconoscimento della doc Etna segnò un momento importante per il rilancio della viticoltura sul vulcano dopo un lungo periodo di crisi ma non fu sufficiente a far ripartire fin da subito l’economia vitivinicola sul territorio.

E’ il sindaco di Milo Alfio Cosentino a spiegarci questo lungo periodo di “riflessione” che va dal 1968 ai primi anni del 2000. 

Il primo cittadino di Milo, Alfio Cosentino

“Anche a Milo -spiega Cosentino-la tradizione vitivinicola è da sempre testimoniata da piccole aziende famigliari che fino a qualche anno fa producevano il vino nel loro “palmento“, ma questo modello è andato lentamente in crisi perché si era alzata troppo l’età media dei produttori, il prezzo dell’uva non era adeguato e nuove norme igienico sanitarie costringevano molte aziende alla chiusura per l’impossibilità di sostenere i costi di adeguamento, era un sistema ricco di valori che andava comunque rigenerato da dentro. 

L’impegno costante dell’amministrazione la testimonianza storica dell’azienda  Barone di Villagrande ed il progetto Pietramarina dell’azienda Benanti con l’ispirazione di Salvo Foti ha permesso a tanti piccoli produttori di continuare la coltivazione del Carricante.

Sulla scia di queste testimonianze stanno investendo su Milo tante altre aziende rispettose della nostra identità ma con grande visione del futuro. 

Foto di gruppo

Tra queste alcune sono iniziative di giovani produttori che hanno preso in mano le antiche vigne di famiglia in altri casi si tratta di un ritorno a casa per imprenditori che hanno colto il valore vero di questa piccola realtà banchista nel contesto della grande vivacità che oggi caratterizza tutto l’Etna. 

Da solo due produttori che imbottigliavano Etna Bianco Superiore in dieci anni siamo arrivati oltre i venti e l’interesse per questo nostro territorio è in continua crescita”.

Una ulteriore chiave di lettura ci viene da chi a Milo lavora da sempre, parliamo con Marco Nicolosi ora alla guida dell’azienda di famiglia Barone di Villagrande che organizza da 10 anni questa serata a tema Volcanic Wines.

“Questa è una stagione particolarmente felice – ci dice – per i vini dell’Etna ma in particolare per l’Etna Bianco Superiore che produciamo a Milo. 

Il Padrone di casa marco Nicolosi con il Sindaco di Milo e molti ospiti illustri al dolce di chiusura

Sono molti infatti i motivi per cui i vini realizzati qui hanno caratteristiche diverse, in primis i suoli originati da uno slittamento del vulcano verso il mare, i suoli si sono quindi mescolati ed abbiamo una buona presenza di argilla, poi l’esposizione, i tanti boschi secolari e la vicinanza al mare, vuol dire che a Milo abbiamo il doppio delle precipitazioni delle altre zone dell’Etna e grazie al mare è un’area sempre ventilata.

Il Carricante qui non ha certo più zuccheri o più potenza aromatica ma solo qui raggiunge il massimo dell’eleganza, della finezza e della complessità oggi finalmente caratteristiche che il mercato sta riconoscendo anche nel prezzo delle bottiglie.

Noi utilizziamo fino al 90% di Carricante con piante frutto di una selezione massale dei nostri vigneti storici, usiamo anche alcune rare varietà locali sulle quali stiamo lavorando in sinergia con l’Università di Catania come la Madama bianca e la Vispara dell’Etna o come qualche nuova sorpresa identificata da GRASPO già lo scorso anno e su cui ci stiamo concentrando.

Il fenomeno Milo -continua- credo sia partito 15 anni fa allora c’erano solo sette ettari iscritti alla doc oggi sono più di 50 e sono in continua crescita, i valori dei terreni possono arrivare anche ad 80/100.000 euro ettaro e l’uva, quando si trova, viaggia ormai oltre i 2 euro al chilo. 

Anche i dati degli imbottigliamenti segnano numeri positivi, siamo in costante crescita.

 Siamo arrivati a questo grazie alla perseveranza, alla competenza, all’ostinazione con cui abbiamo sempre prodotto vini rappresentativi del nostro territorio realizzando vini più freschi, più eleganti e naturalmente predisposti a lunghi affinamenti.

 Abbiamo ancora però margini di crescita, nei prossimi anni racconteremo con più consapevolezza le tante diversità dei versanti e delle contrade e proprio perché Milo è una realtà piccolina potremo beneficiare di un’ulteriore crescita.

Conclude il sindaco di Milo Alfio Cosentino : “L’impegno attuale e futuro della nostra amministrazione e della VINIMILO, che è la nostra manifestazione promozionale più importante, va proprio in questa direzione con la valorizzazione del nostro stile produttivo e la messa in rete degli ancora tanti piccoli produttori che non hanno l’energia per vinificare in proprio ben convinti che possiamo cresce re ancora”.

Il viaggio continua..

 

Aldo Lorenzoni e Luigino Bertolazzi

Foto di Gianmarco Guarise

 

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