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Bandiere a mezz’asta sulla vendemmia 2014

A fine settembre, benché a vendemmia non conclusa in tutta la penisola, le già tragiche stime agostane, hanno avuto conferma: il calo medio sul territorio italiano si colloca sul 15 per cento con conseguenza per la diminuzione nella produzione di bottiglie.

Il maltempo, incluse grandinate e trombe d’aria, che ha imperversato un po’ in tutte le regioni, alterando le condizioni biochimiche dei terreni e delle piante, unitamente agli scompensi climatici di una primavera e un’estate per molti versi anomale in quanto a soleggiamento, in molte zone ha reso imperfette le uve, specie delle varietà rosse, ed ha impedito la completa maturazione zuccherina.

È opinione diffusa che una vendemmia non andava così male dal 1950, e potrebbe dare solo 41 milioni di ettolitri, contro i 48 milioni del 2013. Secondo le proiezioni nemmeno le prossime settimane, con le ultime uve da raccogliere in diversi vigneti, potranno spostare il giudizio.
È ormai certo che quest’anno l’Italia perderà il primato mondiale nella produzione di vino a vantaggio della Francia, dove le stime per il 2014 danno una produzione di 47 milioni di ettolitri. Persino in Germania la produzione sarà superiore rispetto allo scorso anno.
Un danno per l’intero “Vigneto Italia”, che coinvolge 650mila ettari di vigne e oltre 200mila aziende vitivinicole per 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino.

A livello di regioni, quelle del Nord evidenziano una riduzione consistente, compresa tra il meno 8 per cento del Piemonte e il meno 17 per cento del Veneto. Il Friuli Venezia Giulia si attesta sul meno 9 per cento, con una produzione di 975 mila ettolitri contro il milione e 73 della scorsa vendemmia.

La situazione appare ancor più problematica al Sud, con Sicilia (‐27%) e Puglia (‐25%), mentre il Centro spicca per un medio aumento produttivo del 10 per cento, con Toscana (+3 per cento), Umbria (+10 per cento) e Marche (+7 per cento) le uniche regioni con segno positivo.

A livello qualitativo si segnala specialmente al Nord Italia un grado zuccherino mediamente minore del 5% rispetto all’anno precedente, ma con buona acidità e aromaticità.
Tuttavia, alcuni produttori di vini pregiati piuttosto che prendere provvedimenti di rimedio, hanno deciso di saltare l’annata, rinunciando alla produzione, o al massimo limitandola, al fine di preservare il livello qualitativo raggiunto dalla loro denominazione.  

Scelta difficile, pesante per i bilanci. Ma che rappresenta sicuramente una operazione di trasparenza verso i consumatori.

Maura Sacher


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