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Bambini senza foto di classe, così si perdono i ricordi

Per i bambini della scuola dell’obbligo ma anche per gli studenti delle superiori, fin che sono minorenni, niente più foto di classe.

No, non c’entrano le misure anti contagio, per quanto nel corso degli ultimi tre anni è stata proibita ogni sorta di socialità, grazie ai decreti diramati per la “emergenza” sanitaria, e come ho pensato io nell’immediatezza, leggendo il titolo su un quotidiano.

Tra le rigide misure c’era il divieto di ogni diretto contatto soprattutto a suola: vietato abbracciarsi, vietato darsi la mano, vietate le merende, vietate le festicciole di compleanno, vietate le recite scolastiche natalizie o di fine anno.

E soprattutto vietato stare in due per banco.

Tutti distanziati e in banchi singoli, magari quelli a rotelle (sigh!), con la faccia coperta a partire dagli insegnanti che non dovevano nemmeno a girare per la classe ed erano i primi ad incutere il terrore della disobbedienza.

E siccome bisogna andare sempre a fondo alla notizia, mi sono letta l’articolo completo e poi sono andata a farmi un viaggetto in Internet, per capire meglio.

Così ho trovato che non è una novità di quest’anno o un ghiribizzo di qualche assessore comunale con competenza in materia di Salute o di Educazione o di qualche altra terminologia con connessione alla “parità di genere” o a una qualsiasi “discriminazione”.

Motivo: tutela della privacy. Giustificazione: ce lo chiede l’Europa.

Mi viene da ridere: quale privacy? Questa parola va tanto di moda quando fa comodo.
E ancora più fa comodo chiamare in causa l’Europa, le normative comunitarie.
È il solito discorso.

Foto di classe proibite

È già da un po’ di anni che dirigenti scolastici dispongono che nei loro istituti siano vietate le foto di classe, ossia quelle che si fanno a chiusura dell’anno scolastico a ricordo e memoria dei mesi passati assieme.

È, altresì, fatto divieto agli alunni scattare foto col cellulare, sia pure con il compagnetto o la compagnetta del cuore, nel timore (di chi?) venga postata sui social.

La giustificazione è la “privacy”, perché vien ricordato che la foto è un dato personale, anzi personalissimo, e necessita di autorizzazione alla diffusione.
Autorizzazione che, nel caso di minori, deve essere rilasciata per iscritto dai genitori, ed entrambi, specie se sono separati.

È ben vero che esistono già le norme in riferimento alla diffusione di “notizie” su minori nell’attività giornalistica (Garante della Privacy, Carta di Treviso, ecc.).
E se si pubblicano fotografie in cui compaiono anche loro, o devono essere ripresi di spalle o i loro volti devono essere oscurati.

Ma dico io, una foto di classe non è mica un lavoro giornalistico, è una operazione “privata”, anzi di grande valore privatissimo, quasi intimo.

 

Sono ancora migliaia i genitori che postano immagini dei figli sulla propria pagina facebook senza preoccuparsi della “privacy” dei minori.

Né delle raccomandazioni delle Forze dell’Ordine di evitare di pubblicare sui social foto che ritraggano i figli, né piccoli né grandicelli, per evitare possano venir accalappiate dai malintenzionati, dai pirati di profili e di immagini, da maniaci pedoporno.

 

La foto di classe è un rito

La foto di classe era un rito. Il giorno stabilito si era tutti in fibrillazione nell’attesa dell’arrivo del fotografo, poi tutti ben allineati secondo altezza pronti alla posa o davanti alla lavagna o meglio in giardino, o in qualunque posto che il fotografo sceglieva come sfondo.

Una classe dopo l’altra e spesso compagni nuovi: attraverso le foto si rispolveravano ricordi dell’esperienza vissuta tra i banchi.

Nelle foto gli alunni mica hanno il loro nome in didascalia, tanto è vero che noi, che di foto ne abbiamo fatte ogni anno (io dalle medie alle superiori, perché nelle elementari non si usava), riguardandole a distanza di anni, quasi non ci sovvenivano i nomi dei nostri compagni.

Le rispolveriamo, quelle foto, specialmente in età matura, quando ci viene voglia di ritrovare quei volti per celebrare magari un qualche decennale.

In regime di DAD (didattica a distanza) le care foto di classe in alcuni casi sono state fatte in video chat. Ora no, non si può più neanche questo.

E allora, in modo più creativo, la foto di classe tradizionale è talvolta sostituita da un collage di disegni, di “avatar”, che riproducono le fattezze reali dei compagni.

Quando verranno riviste, magari tra un decennio, probabilmente si farà fatica ad abbinarli alla faccina ritratta.

Nulla è più come prima. E così sia!

Maura Sacher

 


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