Tribuna

Attento che scotta!

D’estate tutti sentiamo il bisogno di mangiare leggero, almeno a pranzo, ma nella nostra mentalità e tradizione culinaria italiana nemmeno nelle giornate più afose rinunciamo al “piatto caldo” ossia pretendiamo che tutto ciò ci viene servito sia “fumante”, alla temperatura di cottura, salvo poi a scottarci la lingua e finire il pasto in un bagno di sudore.

Brodami e polentine più o meno liquide di legumi e di cereali un tempo erano il pasto principale dell’uomo nella quotidianità, non c’era altra pietanza che quella per ottenere un senso di sazietà, ma anche perché sono un concentrato di vitamine e fibre assai utili all’organismo. Proprio per questi motivi le minestre sono state rivalutate dai nutrizionisti moderni, in tutte le stagioni e specialmente d’estate per sopperire al ricambio dei liquidi che disperdiamo col caldo.

Ma che dice il Galateo in proposito alla pietanza liquida bollente? Dice che non si soffia sopra e non si gira il cucchiaio nel piatto per raffreddare, e non si fanno assaggini per dosarne la temperatura.
Il cucchiaio non si porta alla bocca colmo, anzi, va riempito solo a metà, giacché non si deve sorseggiare più di una volta dalla medesima cucchiaiata.
Inoltre, non si piega la testa sopra il piatto per avvicinare la bocca alla posata, si eleva questa alla bocca, e attenzione agli “sbrodolamenti”…    
La minestra si mangia con un movimento della posata che parte dal bordo e va verso il centro del piatto, non si comincia dal centro verso il bordo. Per le ultime cucchiaiate si solleva leggermente la fondina verso l’interno della tavola, non verso sé stessi.
Quando la minestra contenga qualcosa di solido (pasta o riso o tortellini o comunque pezzetti di verdure), si introduce in bocca poco più della punta del cucchiaio (senza aspirazioni rumorose e senza leccarlo dopo). Se è liquida il cucchiaio va alla bocca di taglio, sempre evitando risucchi. Aspirazioni e risucchi che spesso sono indotti dalla percezione che il liquido scotti.

Abbiate pazienza, chiacchierate nel frattempo, farete un piacere anche ai vostri compagni commensali, evitando che cadano nel comportamento non idoneo.

Anche il risotto è un’insidia a rischio ustioni.
Ci si comporta come per le minestre liquide: non si rigira la pietanza con l’intento di raffreddarla, anzi, si ottiene solo di portare in superficie la base che ha la maggiore temperatura, non si spargono mucchietti di chicchi su tutto l’orlo del piatto, magari facendo una specie di fossato intorno alla montagnetta.
Non si riempie la forchetta di una porzione abbondante per poi rigirarla per la bocca se ancora scotta!
Il risotto si inizia a mangiare dai bordi a piccole forchettate, solo la punta della posata, e pescando dalla superficie, non affondando i rebbi nella massa.

In merito allo svuotare il piatto, si arriva fin che si può raccogliere, senza ostinarsi a tirare su tutto fino all’ultima goccia di liquido o chicco di riso. Il galateo in effetti ritiene non disdicevole lasciare qualcosa, ma solo per il discorso che il piatto non va spazzolato come se fossimo affamati!

donna Maura
m.sacher@egnews.it


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