Stile e Società

Arrivano le fragole

Da una decina di giorni sono arrivate sui banchi della frutta cestini di ammiccanti fragole color rosso vivo, sarebbero le “primizie”, quelle golosità che anticipano la piena stagione, a cui fino agli anni ’80 dell’altro secolo ci si accostava da un lato con l’orgogliosa consapevolezza di far parte di un élite che poteva permettersi la spesa, dall’altro con la diffidenza popolare pensando al sapore non ancora maturo.

L’occhio allenato del cliente corre ad esaminare l’etichetta: “Provenienza Italia”. Allora va bene, sono le primizie di casa nostra, seppur allevate in serra. FRAGOLE-1In effetti, l’offerta di fragole italiane non è più concentrata solo nei mesi di aprile e maggio, bensì si estende da marzo a giugno, e per alcune varietà, resistenti, per tutto l’anno.

«La produzione di fragola in Italia è in fase di avvio ed entrerà nel pieno dell’offerta tra poche settimane», comunica il CSO, nonostante il calo delle superfici coltivate e delle rese per estensione.
È solo questione di prezzo, si intuisce.
«L’approssimarsi delle festività pasquali ma anche le incertezze sugli sviluppi climatici delle prossime settimane sono i due fattori che stanno avendo in questa fase i maggiori impatti sui mercati agroalimentari», lo rivela Ismea nell’Overview della settimana.

Stando ai dati tecnici, con circa 3.570 ettari, la fragolicoltura specializzata in Italia scende del 4% e si colloca su valori molto simili a quelli del 2011.
L’83% della superficie coltivata riguarda impianti in coltura protetta e il rimanente 17% in pieno campo dove il calo risulta più marcato, con il 10% in meno rispetto all’anno precedente, a fronte di un -2% della coltura protetta.

A fronte di una decisa contrazione in Calabria (-20%), ma anche in Sicilia (-5%), la Campania perde solo l’1% di superficie coltivata. La Basilicata è in controtendenza con una buona crescita produttiva del +9% rispetto al 2014.
Nel Nord del paese, il Veneto si conferma regione leader della fragolicoltura, con una concentrazione delle superfici coltivate nel veronese, nonostante si registri un calo significativo di circa 100 ettari in meno nel 2015 rispetto al 2014.

In sensibile calo anche la coltivazione in Emilia Romagna con un -6% rispetto all’anno precedente ed anche la provincia di Bolzano appare in forte riduzione, con un -12%, a cui si va ad affiancare la provincia di Trento, con un -5%. Il Piemonte invece presenta un incremento di superfici del 13%.

A livello varietale è interessante la sempre maggiore concentrazione di alcune regioni del Sud su alcune varietà: in Basilicata la varietà Candonga rappresenta di gran lunga quella più coltivata, con circa l’80% degli impianti, mentre in Campania è la varietà Sabrina a detenere oltre il 60% degli investimenti.

Maura Sacher


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