Sostenibilità Fatti e opinioni

Angelo Gaja: “Dobbiamo produrre meno vino”

Angelo Gaja: "Dobbiamo produrre meno vino" Il re delle Langhe: "L'espianto delle vigne e la distillazione sono misure estreme.

Angelo Gaja: “Dobbiamo produrre meno vino”

Il re delle Langhe: “L’espianto delle vigne e la distillazione sono misure estreme. Dobbiamo abbassare il limite dei vini da tavola: da 400 a 250 quintali per ettaro anche per ridare dignità a questi vini”.

La cantina di Angelo Gaja a Barbaresco, nel cuore delle Langhe piemontesi

Ha suscitato scalpore l’intervista che Angelo Gaja, il re delle Langhe, ribattezzato dalla stampa internazionale il “Mozart del Vino”, ha concesso al vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro sul momento critico che sta vivendo il comparto vitivinicolo (non solo italiano) in seguito alla contrazione globale dei consumi, al surplus in cantina di invenduto, alla mannaia dei dazi imposti da Trump, ai nuovi stili salutistici, alla disaffezione dei giovani. 

A 85 anni suonati, dall’alto del suo castello a Barbaresco, e accanto alle mitiche etichette firmate “Gaja” che hanno conquistato i mercati internazionali, il “principe della zolla” (definizione di Gianni Brera) ha dichiarato che la via da percorrere per il futuro del settore vitivinicolo è quella di governare il limite, non di estirpare, come sta avvenendo in Francia, una quota dei nostri vigneti.

Dopo anni di crescita, il periodo d’oro del vino italiano sembra lontano

La copertina che Wine Spectator ha dedicato ad Angelo Gaja

“Sembra lontano  – ha dichiarato Angelo Gaja – il periodo d’oro del vino italiano che, dopo anni di crescita, ha visto l’Italia conquistare il primato mondiale della produzione.” L’annus horrbilis è evidenziato dal calo dei consumi, in Europa come in America, dalle crociate anti-alcol, dalle giacenze nelle cantine del BelPaese (40 milioni di ettolitri), dagli effetti del cambiamento climatico, dai dazi al 15% imposti da Trump negli Stati Uniti (primo mercato con 1,9 miliardi di euro su 8,1 totali, nuovo record per quanto riguarda l’export).

Nei giorni scorsi la filiera vitivinicola, riunita a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha proposto di estirpare parte del Vigneto Italia.

“Sbagliato”  tuona Angelo Gaja. “L’espianto e la distillazione sono misure estreme. Io auspico – ha aggiunto – pratiche diverse: produrre meno guardando anche ad un futuro quanto mai prossimo, visto che la vendemmia 2025 ha già mosso i primi passi tra i vigneti italiani e c’è già chi stima un quantitativo che varia dai 45 ai 50 milioni di ettolitri dopo i 48 milioni prodotti nel 2024.”

Gaja: “Abbassare il limite per i vini da tavola da 400 a 250 quintali per ettaro”

Angelo Gaja con la moglie Lucia e i figli Gaia, Rossana e Giovanni

Angelo Gaja auspica una produzione annuale tra i 35 ed i 40 milioni di ettolitri, anche per gli effetti del cambiamento climatico, oltre che del calo dei consumi. Produrre meno, insomma. Questo per far sì che mercato e produzione possano riequilibrarsi, abbassando le rese per i vini da tavola da 400 a 250 quintali di uva per ettaro. “Ridare dignità a questi vini” è una delle misure indicate da Gaja che, inoltre, chiede che venga impedito di produrre vini con le uve da tavola e che sia ridotta la burocrazia in cantina.

“È fondamentale governare il limite produttivo per mantenere in equilibrio il mercato, sul fronte della remuneratività dei vini e delle uve” aggiunge Gaja. In gioco c’è un comparto che vale oltre 14 miliardi di euro (241.000 aziende, 675.000 ettari, 8,1 miliardi di euro di export), un settore che dà lavoro a 1,3 milioni di persone.

Sui dazi si augura una soglia meno punitiva con un invito a cercare nuovi mercati

Sui dazi che “sono un rischio di impresa” e colpiranno tutto il comparto, Gaja si limita a dire:  “Aspettiamo, la trattativa è in corso. Speriamo in una soglia meno punitiva. Bisogna avere pazienza, fasciarsi la testa prima del tempo non serve.” Quanto alla contrazione dei consumi e all’attuale congiuntura internazionale, Gaja ha ricordato che – come nei tanti momenti difficili che il settore ha affrontato in passato – i produttori oltre ad operare nei mercati occidentali, dovranno esplorare altri mercati, asiatici e africani ad esempio, dove i consumatori sono spesso abituati a bere bevande molto alcoliche. “Quei consumatori vanno educati ad abbassare il livello dell’alcol, bevendo il vino, che contiene cultura.” 

“Il fattore umano – conclude Angelo Gaja – è la nostra forza poichè esportiamo non solo vino, ma anche cultura, storia, poesia. Esportiamo italianità, muovendo la curiosità che spinge i turisti a conoscere e a venire nel nostro Paese. I consumi di vino diminuiscono da molti decenni, ma nonostante questo siamo sempre andati avanti. Continueremo a farlo. Con realismo, perché il mondo cambia.” Parole sagge.

In alto i calici. Prosit! (GIUSEPPE CASAGRANDE)


Grazie per aver letto questo articolo...

Da 15 anni offriamo una informazione libera a difesa della filiera agricola e dei piccoli produttori e non ha mai avuto fondi pubblici. La pandemia Coronavirus coinvolge anche noi.
Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati, in questo periodo, è semplicemente ridotta e non più in grado di sostenere le spese.
Per questo chiediamo ai lettori, speriamo, ci apprezzino, di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, può diventare Importante.
Puoi dare il tuo contributo con PayPal che trovi qui a fianco. Oppure puoi fare anche un bonifico a questo Iban IT 94E0301503200000006351299 intestato a Francesco Turri

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio