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Ancora problemi per il nostro Prosecco

Ancora problemi per il nostro Prosecco

Ancora problemi per il nostro Prosecco

Ancora problemi per il nostro Prosecco che è l’unico vino al mondo che si può fregiare di questo appellativo. 

Dal 2009 con un apposito decreto ministeriale l’Italia ha stabilito che il nostro vitigno conosciuto come Prosecco fin dai tempi dei tempi e codificato così nel 1969 assumesse il nome di Glera all’interno della Unione Europea. 

Lo stato italiano ha inoltre registrato il Prosecco presso la Comunità Europea quale IG –  Indicazione Geografica.

 Il vitigno è storicamente coltivato nel territorio del Nord Est e più specificatamente in quattro province del Friuli Venezia Giulia nei comuni di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine e in Veneto nelle 5 province di Belluno, Padova, Treviso, Venezia e Vicenza. 

Sono decenni che l’Italia e la UE si battono per difendere il Prosecco e la sua IG nei mercati globali del mondo. 

Attualmente la UE sta battagliando in tutto l’orbe terra acqueo per tutelare ben 50 IG riconosciute dalla Commissione Europea e fra queste c’è il nostro Prosecco.

 Un negoziato è in corso con il governo australiano per ottenere il riconoscimento di queste 50 IG europee nell’ambito dell’accordo fra Comunità Europea e Australia riguardante il commercio del vino. 

L’esecutivo aussie ha avviato una procedura pubblica allo scopo di offrire alle parti l’opportunità di esprimersi in merito alle 50 IG vinicole europee. 

La proposta della UE di identificare il Prosecco italiano quale IG in Australia porterebbe ad una limitazione e ad una successiva impossibilità per i produttori australiani di utilizzare il nome Prosecco per commercializzare i loro vini spumanti prodotti con il vitigno introdotto in Australia 25 anni orsono. 

L’Australia è un mercato in fortissima ascesa per i vini spumanti. Il valore totale della produzione di prosecco aussie è stimato in circa 210 milioni di dollari.

 Secondo l’associazione dei produttori australiani limitare e proibire l’uso del nome Prosecco avrebbe una ripercussione assai negativa per l’industria vinicola australiana.

 Ci sono intere regioni produttrici che coltivano la Glera da molti anni e investono negli impianti e nei vitigni. 

Il mercato interno assorbe circa il 95 % della produzione di prosecco aussie e secondo i viticoltori indigeni togliere il nome Prosecco dalle etichette indurrebbe confusione nei consumatori. Veramente una panzana colossale. 

Le varietà delle uve sono sempre secondo i viticoltori aussie il fattore principale di identificazione e commercializzazione di tutti i vini australiani. 

Può essere ma non può essere che il loro vino spumante derivato dalle barbatelle di Glera italiana continui a chiamarsi indebitamente Prosecco. 

I nipoti e i discendenti degli ergastolani british devono farsene una e più ragioni obtorto collo.

Umberto Faedi 


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Redazione

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